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Eurocamera, è emergenza clima, più tagli alle emissioni

Strasburgo al voto per portare dal 40 al 55% il target già al 2030

di Angelo Di Mambro BRUXELLES

L'Europarlamento rilancia e sfida la Commissione di Ursula von der Leyen sul terreno della lotta ai cambiamenti climatici. Giovedì prossimo, subito dopo il previsto via libera all'insediamento del nuovo esecutivo, l'Eurocamera voterà due risoluzioni per chiedere all'Ue di dichiarare l'emergenza climatica e, di conseguenza, azioni immediate con l'aumento dal 40% al 55% degli obiettivi di riduzione delle emissioni già al 2030.

Impegni che dovranno esseri ripresi "già nella comunicazione della Commissione sul Green New Deal", attesa per la prima metà di dicembre. A farsi portabandiera di questa strategia e delle richieste del Pe è Pascal Canfin, già direttore del Wwf e ministro per lo sviluppo in Francia, numero due della lista di Macron alle elezioni europee e oggi presidente della commissione ambiente dell'Europarlamento per Renew Europe, il gruppo che ha fuso i macroniani con i liberali e che ha proposto di votare sull'emergenza climatica. "Proporremo all'Assemblea di Strasburgo di dichiarare l'emergenza chiedendo all'Ue di agire di conseguenza e in fretta", ha detto all'ANSA. Le mozioni che saranno discusse e votate a Strasburgo prima della Cop25 di Madrid prevedono zero emissioni nette (neutralità climatica) al 2050 e taglio delle emissioni del 55% entro il 2030. "Crediamo di avere una maggioranza solida per poter approvare questi impegni", ha aggiunto Canfin che però apre al compromesso. "Renew appoggia il 55% - ha spiegato - ma potremmo anche votare un intervallo, tra il 50 e il 55%". Una mano tesa al Partito popolare europeo, che nel congresso tenuto a Zagabria nei giorni scorsi ha votato in favore del 50%. "Da quel che so la proposta di Renew dovrebbe essere sostenuta da Verdi, S&D e Gue e spero vivamente di poter contare sull'appoggio di oltre la metà dei popolari".
    Alla luce degli ultimi rapporti dell'Onu sulla velocità dei cambiamenti climatici, il target al 2030, che prevede per ora la riduzione delle emissioni dell'Unione del 40% rispetto al 1990, è considerato generalmente inadeguato, salvo che da alcuni Paesi dell'Est Europa. Ma questo obiettivo era stato deciso dai leader dei Ventotto nel 2014 ed è diventato la pietra angolare su cui l'Ue ha costruito tutta la legislazione climatica degli ultimi cinque anni, dalla riforma del sistema Ets al regolamento sulle emissioni per agricoltura e trasporti, fino agli obiettivi di efficienza energetica, le rinnovabili e gli standard di emissione dei veicoli. Se il target cambierà, molti dei regolamenti appena approvati dovrebbero essere modificati entro un anno o due. "Siamo in emergenza climatica, non abbiamo tempo e la situazione richiede anche un cambiamento della governance" ha risposto Canfin.
    "Nella stessa organizzazione della nuova Commissione - ha osservato - troviamo sotto l'ombrello dell'azione per il clima politiche come la difesa della biodiversità, la circolarità delle risorse, la salute e la qualità dell'aria. Ed anche il dibattito sul bilancio pluriennale ne è condizionato. La volontà politica non è mai stata così alta". Per Canfin tutte le politiche Ue dovranno essere viste attraverso la lente del clima. Anche quelle commerciali.
    "Trattati come quello con i Paesi del Mercosur non potranno mai essere approvati in questa legislatura semplicemente perché nel Pe non c'è una maggioranza. Dalla comunicazione sul Green New Deal - ha concluso - ci aspettiamo impegni sul clima anche negli accordi commerciali".(ANSA).
   

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