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Bioinvasioni, 42 specie 'aliene' in porti Livorno, Bastia, Olbia

Sono per lo più crostacei, vermi policheti, molluschi

Redazione ANSA PISA
(ANSA) - PISA, 09 MAR - Quarantadue specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti, sono state ritrovate nei porti di Livorno, Bastia e Olbia: si tratta soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. La notizia arriva da uno studio dell'Università di Pisa - durato due anni e che ha visto impegnati ricercatori e docenti dei dipartimenti di biologia e di scienze della terra - pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin che per la prima volta ha anche valutato quali delle zone interne alle aree portuali siano più soggette alle bioinvasioni.

"Le bioinvasioni rappresentano a oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo - spiega Alberto Castelli, ordinario del dipartimento di biologia a Pisa - Lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall'uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale".

Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l'insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l'area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.

"Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l'identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria - spiega Jonathan Tempesti, dottorando del dipartimento di biologia pisano - inoltre, l'identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione". (ANSA).

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