Durante il processo i due giornalisti hanno invocato la libertà di espressione, spiegando che avevano fatto solo il loro lavoro, analizzando e commentando le notizie politiche e socioeconomiche del paese, secondo un giornalista dell'Afp presente in aula. I due erano stati arrestati l'11 maggio scorso per alcune dichiarazioni in programmi radiofonici e televisivi nonché pubblicazioni sui social network, ritenute critiche nei confronti del potere del presidente Saied. Contro di loro era stato avviato un procedimento giudiziario ai sensi del decreto legge 54, promulgato nel 2022 da Saied, ufficialmente per combattere la diffusione di "notizie false", ma criticato per un'interpretazione molto ampia. I loro avvocati hanno chiesto l'archiviazione del processo.
"Io non sono né un oppositore né un sostenitore del presidente. A volte appoggio le sue scelte e a volte le critico, questo fa parte del mio lavoro", ha spiegato Zeghidi rivolgendosi al presidente della Corte. "Quando la politica entra nei tribunali, la giustizia se ne va", ha insistito il suo avvocato Kamel Massoud, invitando il presidente a dimostrare indipendenza in un Paese dove oppositori e giuristi hanno denunciato una messa sotto controllo del sistema giudiziario.
Borhane Bssaies è accusato di aver "attaccato il presidente Kais Saied attraverso trasmissioni radiofoniche e dichiarazioni" su Internet tra il 2019 e il 2022. "Sono un presentatore quindi devo presentare tutte le opinioni qualunque sia il loro orientamento", ha detto Bssais, ritenendo di "essere stato arrestato come un pericoloso criminale". "Un intero popolo è perseguito ai sensi del decreto legge 54", ha denunciato il suo avvocato Khaled Khrichi nella sua memoria. I due giornalisti hanno una settimana di tempo per proporre appello, i due procedimenti sono separati. (ANSA-AFP).
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