IL CAIRO - La Corte d'appello egiziana per i reati di terrorismo e la tratta di esseri umani ha emesso una sentenza esemplare contro una organizzazione per il favoreggiamento della migrazione illegale, condannando 35 imputati a pene variabili tra l'ergastolo e 5 anni di carcere duro. La banda è ritenuta responsabile, fra l'altro, del naufragio di una barca libica avvenuto lo scorso anno al largo della Grecia, con un gran numero di morti e dispersi. A bordo c'erano 281 persone di diverse nazionalità, tra cui 8 egiziani, quasi tutti morti.
La Corte ha condannato 16 imputati all'ergastolo e a una multa di 5 milioni di sterline e 14 imputati a 10 anni di carcere duro e a una multa di 2 milioni di sterline. Cinque imputati sono stati condannati a una pena detentiva aggravata di 5 anni e a una multa di 1 milione di sterline. Unico assolto, un ragazzo di 19 anni al quale, come agli altri, sono stati sequestrati tutti i beni provenienti dall'attività criminale.
Dagli atti del fascicolo risulta che la vasta organizzazione aveva a capo un cittadino libico sposato con una donna egiziana, in società con il fratello della moglie, un ricco egiziano sposato con una donna libica. Coinvolti anche un commerciante d'oro, un proprietario di un'azienda agricola, il proprietario di un'agenzia di viaggi e per l'assunzione di lavoratori stranieri, un altro titolare di un ufficio turistico, una concessionaria di automobili, 3 donne, ognuno con il suo ruolo all'interno della banda che organizzava viaggi dalla Libia alla Grecia e da lì all'Italia.
Il tribunale di prima istanza aveva comminato pene meno severe, che la Corte d'Appello ha deciso di inasprire.
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