E' tra le giovani giocatrici più forti d'Europa. Per lei parlano i numeri e soprattutto i risultati: ha scalato la classifica dell'European Golf Rankings raggiungendo il secondo posto. Ha vinto per il secondo anno consecutivo l'International Juniors of Belgium disputato a Terveun lo scorso agosto. Recentemente s'è messa al collo una medaglia d'argento nel World Junior Girls Championship a Ottawa, in Canada. Poche golfiste al mondo, a 16 anni, possono vantare il suo score. Alessia Nobilio, milanese, è cresciuta nel Golf Club Ambrosiano e ha cominciato a mettersi in mostra fin da giovanissima. Frequenta il terzo liceo scientifico sportivo e a soli undici anni s'è imposta nel Campionato regionale lombardo Under 12, concedendo il bis l'anno dopo e conquistando perfino il titolo Baby. Nel 2014 ha trionfato al Trofeo Zanetti e nel 2015 s'è aggiudicata la Targa d'Oro. Un rendimento incredibile il suo, all'insegna della costanza e delle vittorie. Che le sono valse la chiamata nella selezione continentale che ha disputato il Junior Vagliano Trophy e in quella che ha affrontato le pari età statunitensi nella Junior Solheim Cup. Medaglia d'argento con le azzurre (è entrata in Nazionale a soli 12 anni) all'European Girls, la Nobilio non ha alcuna intenzione di arrestare la sua corsa. Sogna di diventare una professionista e vuole fortemente trasferirsi in America e giocare nel PGA Tour. "Vincere non è certo facile, confermarsi è sicuramente più difficile - racconta la giovane campionessa - . Sono felice ma non voglio assolutamente fermarmi adesso. Mi piacerebbe molto diventare una giocatrice professionista ed entrare tra le prime 25 al mondo". Il sogno nel cassetto è trasferirsi in America: "Sarebbe bellissimo giocare nel Pga". Non pensi che anche il nostro Paese dovrebbe adeguarsi al modello scolastico-sportivo statunitense? "Purtroppo ancora non possiamo contare su scuole e atenei paragonabili a quelli americani. Speriamo di poterlo fare presto. Ma vivere un'esperienza all'estero credo sia fondamentale. Per imparare una nuova lingua e misurarsi con altre realtà". Il modello da seguire è quello di Virginia Carta.
"Vorrei tanto emulare i suoi successi. Fa parte di un'università molto importante (la Duke University, nella Carolina del Nord, ndr) e l'ammiro molto". Ma al successo di una campionessa in erba concorrono in tanti, la famiglia, la federazione e lo staff. "Tutti svolgono davvero un ruolo fondamentale. Grazie a mio padre, che ha sempre giocato a golf, ho iniziato a prendere confidenza con questo sport. Ai miei genitori devo molto. Ma vorrei dire una cosa: la Federazione per noi atleti è fondamentale e non è retorica. Ci sostiene insieme all'intero staff. Allenatori, fisioterapisti, personal trainer: tutti fanno sentire il proprio apporto".
La Solhein Cup, un sogno possibile o no? "Aver avuto la fortuna di partecipare a quella Junior è stato già qualcosa di grandioso. Lì ho potuto gustarmi la Solheim Cup da vicino, ammirando le giocatrici più forti. Partecipare alla gara principe del golf a livello femminile sarebbe davvero fantastico. Ce la metterò tutta".