ROMA - "Non è accettabile una riforma a scatola chiusa". Lo dice - in un colloquio con il Sole 24 Ore - Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue in riferimento alle regole antidumping, che cambieranno i rapporti commerciali con la Cina e sulle quali è previsto un confronto Commissione- Consiglio-Parlamento Ue il 12 settembre: "Se le condizioni sono queste meglio un rinvio che un brutto accordo". "Non si può modificare in tutta fretta - afferma Tajani - il rapporto del Parlamento a danno di settori industriali strategici, non solo per l'Italia: l'acciaio e diversi altri".
Arrivati a questo punto, insiste, "non possiamo accettare l'imposizione di un'istituzione europea, la Commissione, su un'altra, il Parlamento, l'unica tra l'altro che ha ricevuto un voto popolare". Si deve puntare a un testo condiviso, magari immaginando anche l'uso di fondi europei per supportare le Pmi nelle spese spesso ingenti per avviare un'azione antidumping e - è la tesi di Tajani - ragionare sulla politica commerciale come leva per difendere l'occupazione nell'industria europea. "Sono favorevole - aggiunge - alla proposta di Italia, Germania e Francia di istituire un controllo, come avviene negli Usa dove c'è un'Agenzia che si occupa di questo".
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