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Da Eataly a Little Italy, Ny non teme i dazi

Turisti e residenti: 'Al cibo italiano non rinunciamo'

Gina Di Meo NEW YORK

NEW YORK - "Assolutamente no, non rinuncio al parmigiano o ai prodotti italiani. Non ci sono sostituti americani per questo". All'indomani dell'annuncio sulla stangata dei dazi ed in barba alla politica di Donald Trump per favorire i prodotti locali, a New York residenti e turisti sembrano poco disposti a rinunciare al Made in Italy. E nei luoghi dell'italianità della Grande Mela - da Eataly nel cuore di Manhattan a Di Palo's Fine Foods, uno dei gourmet store più famosi e antichi di Little Italy, passando per Arthur Avenue, l'altra Little Italy nel Bronx - la gente mal digerisce l'idea di dover rinunciare ai piaceri del palato, in particolar modo se il cibo proviene dal Bel Paese.

"Continueremo a comprare i prodotti italiani perché li adoriamo", afferma all'ANSA Silje Torgersen, turista norvegese mentre esce da Eataly sulla Fifth Avenue. "Non ci rinuncio - dice anche Samantha Mistretta, di New York - è un regalo che faccio a me stessa. E piuttosto che comprare prodotti di pessima qualità preferisco rinunciare ad altro". Qualche dollaro in più non spaventa nemmeno Taylor Feld, che in modo perentorio fa notare come i prodotti italiani siano i suoi preferiti: "Se scegli di comprare un formaggio o un qualsiasi altro prodotto italiano - spiega - lo fai per un determinato motivo, sai che andrai ad acquistare un prodotto di qualità per il quale non c'è un'alternativa. Qui negli Stati Uniti non si producono certe specialità".

Non c'è prodotto americano che tenga, insomma, di fronte ad una scaglia di parmigiano reggiano, una spolverata di pecorino romano o una fetta di prosciutto crudo Dop. "E' una cosa folle imporre queste tariffe - commenta Chris Child, di origini newyorkesi ma trapiantato a Portland, in Oregon - è onestamente una cosa stupida e non la sostengo".

La stessa Eataly non sembra lasciarsi intimidire dai possibili risvolti negativi che potrebbero derivare dall'aumento dei prezzi su alcuni prodotti. "Ci scateneremo - ha detto all'ANSA Dino Borri, vice-presidente global partnership di Eataly - per non diminuire le vendite, anzi faremo in modo di aumentarle narrando sempre di più l'eccellenza dei prodotti italiani".

Più combattuto il popolo che va a fare la spesa nella storica Little Italy di Manhattan. "Vengo qui da 40 anni - dice Jessica Marn mentre fa acquisti da Di Palo - probabilmente verrò a fare la spesa qui meno frequentemente". E' preoccupato anche Sal Di Palo, cotitolare dell'omonima salumeria. "Sono preoccupato per le aziende italiane che esportano - dice - e per le famiglie qui che dovranno spendere di più. Ma anche per le generazioni future che dovrebbero portare avanti il nostro tipo di business". "Se i prodotti aumentano di prezzo le persone compreranno di meno, si danneggeranno i piccoli punti vendita a conduzione familiare che già ora fanno fatica ad andare avanti", aggiunge.

"Adoro i prodotti italiani - gli fa eco Paul Somerville, un cliente - ma se il prezzo sale non li compro più perché non posso permettermelo. Andrò in altri negozi". Non rinuncia invece al Made in Italy Piero Incisa della Rocchetta, italiano trapiantato a New York e un altro cliente abituale di Little Italy. "Sì - dice - continueremo a comprare i prodotti italiani anche se ci sarà un aumento su alcuni prodotti alimentari, ma non passeremo ai prodotti americani".

Ma la preoccupazione serpeggia tra i tantissimi piccoli e medi ristoratori italiani che lavorano a New York e che puntano tutto sulla qualità del prodotto Made in Italy che ora rischia di diventare troppo caro per loro e per la loro clientela.

(ANSA).

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