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Manovra: Gimbe, nuove cure introdotte dai Lea restano miraggio

Con personale e fondi innovativi, grandi assenti per la sanità

Redazione ANSA ROMA

A quasi 3 anni dall'entrata in vigore su carta, le prestazioni sanitarie previste dai nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono ancora un miraggio in molte regioni. E, insieme al personale e ai fondi per i farmaci innovativi "sono i tre grandi assenti che restano fuori dalla manovra". Questa l'analisi della Fondazione Gimbe su una Legge di Bilancio che, "nonostante il seducente vestito confezionato per la sanità, presenta molte incertezze".
    Ben venga, precisa il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, la conferma, nella manovra, dei 3,5 miliardi del fondo sanitario 2020-21, l'eliminazione del superticket e i 2 miliardi destinati a edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico. Tuttavia, spiega Cartabellotta, "è indispensabile che Governo e Parlamento supportino l'universalismo delle cure, vincolando un miliardo per sdoganare i 'nuovi' Lea". I nomenclatori tariffari relativi a specialistica e protesi, infatti, introdotti dal Dpcm 12 gennaio 2017, "restano ostaggio del Mef per mancata copertura finanziaria, impedendo l'esigibilità delle nuove prestazioni nella maggior parte delle Regioni". Tema sul quale "regna un silenzio assordante". Altro nodo irrisolto resta l'assenza, nella manovra, di investimenti "dedicati a rinnovi contrattuali, sblocco del turnover secondo i parametri del Decreto Calabria e incremento del numero delle borse di specializzazione". Infine, non c'è traccia del rinnovo dei due fondi destinati a farmaci innovativi e innovativi oncologici, ciascuno di 500 milioni. "La Legge di Bilancio 2017 istituiva i fondi senza definirne scadenza - precisa Cartabellotta - ma, dopo il primo triennio, è opportuno che la manovra metta nero su bianco la conferma con i relativi capitoli di bilancio".
   

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