(di Silvana Logozzo)
(ANSA) - ROMA, 12 DIC - Liste d'attesa sempre più lunghe,
ticket cari, l'intramoenia a costi insostenibili, farmaci
inaccessibili. La croce del servizio sanitario nazionale
tuttavia non allontana i cittadini, che continuano a
considerarlo come un riferimento in termini di fiducia e perché
l'assistenza privata è fuori budget. La rabbia però è tanta,
come dimostrano le segnalazioni di 24.860 cittadini nel 2016
confluite nel XX Rapporto Pit Salute di
Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato presentato
oggi a Roma e realizzato con il sostegno non condizionato di
Ipasvi, Fnmceo e Fofi.
I dati parlano chiaro: ai pazienti a cui sono stati
prescritti visite specialistiche, esami diagnostici o che si
devono sottoporre a interventi chirurgici tocca mettersi in
fila. E si va dai 13 mesi per una mammografia, a un anno per una
colonscopia, una visita oncologica, o neurologica. Nel 2016 sono
stati riferiti ritardi soprattutto nell'accesso alle
prestazioni, in alcuni casi i tempi di attesa sono anche
peggiorati, con segnalazioni passate dal 34,3% del 2015 al 40,3%
dello scorso anno.
Negli ospedali ci sono le liste più lunghe per le visite
specialistiche: particolarmente complicato accedere a oncologia,
cardiologia e oculistica. Per una protesi al ginocchio o una
cataratta passa anche un anno prima di ottenere la prestazione.
Insomma, bisogna armarsi di santa pazienza. Il fatto è che la
salute non può attendere e allora spesso tocca rivolgersi
all'intramoenia e qui si apre un altro capitolo della denuncia
dei cittadini: i costi sono troppo alti, quasi quanto una visita
o un esame in uno studio privato, come elevati e ingiusti
vengono percepiti i costi dei ticket, i farmaci, le residenze
assistenziali, protesi e ausili.
Dalle segnalazioni viene fuori che il 12% del totale riguarda
la forte preoccupazione sui costi: il 37,4% stigmatizza gli
aumenti dei ticket per la diagnostica e la specialistica, il 31%
esprime disagio rispetto ai casi di mancata esenzione. Con il
risultato che il Servizio pubblico risulta non solo difficile
nell'accesso, ma anche dedicato soltanto a chi se lo può
permettere. A patirne sono soprattutto le persone in stato di
fragilità: anziani, persone sole, non autosufficienti, con
cronicità, quelle con sofferenze mentali. E le famiglie che con
la crisi economica si sono ritrovate in ristrettezze.
Ma non basta, dal Rapporto risultano in crescita le
difficoltà dei cittadini con l'assistenza sanitaria
territoriale. Una segnalazione su tre riguarda problemi con
l'assistenza di base, soprattutto per il rifiuto di prescrizioni
da parte del medico di famiglia e per l'inadeguatezza degli
orari di studio. Il dato è peggiorato rispetto al 2015, passando
dall'11,5% delle segnalazioni al 13,9%. Denunciati anche disagi
per ottenere assistenza sanitaria sul territorio di
appartenenza, nelle strutture residenziali e lungodegenze e
assistenza a domicilio. In lieve diminuzione invece le
segnalazioni sui presunti casi di 'malpractice' e sicurezza
delle strutture. (ANSA)