Una mutazione nel virus Ebola, avvenuta probabilmente all'inizio del 2013, avrebbe reso le cellule del microrganismo doppiamente infettive per gli esseri umani e, invece, meno contagiose per gli animali.
Due diversi team di scienziati - uno americano, l'altro britannico - sono arrivati alla stessa conclusione, che spiegherebbe la devastante epidemia di Ebola occorsa soprattutto in Africa nel periodo 2013-2016. Un'epidemia che ha ucciso 11.000 persone, ne ha colpite 28.000, e che dai paesi dell'Africa Occidentale arrivo' sino a Dallas negli Usa.
I due team di esperti - uno guidato da Jeremy Luban della University of Massachusetts Medical School, l'altro da Jonathan Ball della Britain's University di Nottingham - hanno lavorato indipendentemente e pubblicato i relativi rapporti sulla rivista specializzata Cell. La mutazione scoperta si chiama 'A82V': una sorta di 'gancio' nel virus, gli permette piu' facilmente di entrare nelle cellule umane. Questo effetto avrebbe reso il virus Ebola doppiamente infettivo.
Il team Usa ha scoperta la mutazione per caso, studiando il virus Hiv .