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Iss, aria condizionata non fa da aerosol al coronavirus

Rezza: "Il virus morirà a giugno? Non credo"

Redazione ANSA ROMA

"E' stato ipotizzato che l'aria condizionata possa aerosolizzare il virus e trasmetterlo a distanza ma questo non è assolutamente provato". Al massimo può fare da "effetto vento e spingere goccioline di saliva all'interno di un ambiente chiuso ". Lo ha spiegato Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) durante la trasmissione Agorà, su Rai tre, rispetto a una delle preoccupazioni in vista dell'arrivo dell'estate.
    Alcuni giorni fa, spiega, "è stato pubblicato un articolo sulla rivista americana, Emerging Infectious Diseases, dal titolo fuorviante, ovvero 'Trasmissione del virus attraverso l'aria condizionata'. In realtà dai risultati si è visto che, all'interno di un ambiente chiuso dove due famiglie erano sedute a circa un metro di distanza, l'aria condizionata aveva fatto da vento, spostando le goccioline di saliva di poco più di un metro. Ma si tratta di un caso eccezionale, non è stata l'aria condizionata in sé a trasmettere il virus. Perché il virus si trasmette per contatti ravvicinati tra persone".
    Rispetto al possibile rientro di italiani nelle regioni del sud che potrebbe esserci nelle prossime settimane: "spero non ci sia esodo biblico ma solo rientri necessari, e spero i governatori siano attenti al rispetto della quarantena da parte di chi si sposta. Ma confido - conclude Rezza - che anche queste persone non vorranno mettere a rischio i propri parenti e che tutto vada bene".

"Virus morirà a giugno? Non credo". "Se ci sono colleghi stimati che hanno dono della preveggenza, benissimo. Se morirà a giugno faremo una grande festa". Così Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre, risponde commenta le affermazioni di colleghi che prevedono che il virus a giugno sarà morto. "Anche io vorrei che scomparisse ma non credo questo sogno possa realizzarsi molto presto. Dobbiamo quindi raddoppiare, triplicare gli sforzi per arginarne la diffusione". Lo stato d'animo nel primo giorno della Fase 2, riassume, è di "preoccupazione". "Se da una parte c'è bisogno di riaprire il Paese, vediamo anche che questo virus sta ancora circolando". "I cittadini, quindi, - aggiunge Rezza - devono aver comportamenti responsabili: distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine in luoghi pubblici. Dall'altra parte la sanità pubblica deve esser pronta a intercettare a livello territoriale un possibile ritorno in campo del virus".

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