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Dermatologi, imparare a riconoscere malattie anche sulla pelle scura

'Migrazione pone nuove sfide'. Quattro borse di studio in Etiopia per specializzandi italiani

Redazione ANSA ROMA

Educhiamo i dermatologi italiani a riconoscere le malattie anche sulla pelle scura, perché i fenomeni migratori pongono nuove sfide agli specialisti. Ad affermarlo è la SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse), che con questo obiettivo ha erogato 4 borse di studio in Etiopia destinate agli specializzandi in dermatologia e venereologia delle Università italiane perché possano imparare 'sul campo' ed essere così in grado di diagnosticare e curare disturbi "in un mondo che cambia".

Nei Paesi tropicali le malattie dermatologiche sono tra le più diffuse. Un'indagine di SIDeMaST ha permesso di osservare solo in Etiopia circa 76.000 casi dal 2015 ad oggi. Condizioni di estrema povertà favoriscono inoltre la diffusione di patologie infettive come oncerchiasi, leishmaniasi, lebbra, tubercolosi cutanea e Aids. E il rischio di neoplasie della pelle non è ridotto: frequenti ad esempio le manifestazioni di melanoma con localizzazione plantare. In queste popolazioni ad esempio, spiega Aldo Morrone, direttore scientifico dell'Istituto San Gallicano (IRCCS) di Roma, "l'eritema non è rosso, ma brunastro o blu ardesiaco. È necessario quindi affinare lo sguardo per riconoscerlo. Inoltre, la pelle scura non protegge dalle radiazioni ultraviolette, come abitualmente si tende a pensare". I vincitori delle borse di studio opereranno per oltre un mese, presso vari ospedali universitari nella regione del Tigrè, in Etiopia, dove SIDeMaST è presente da oltre 30anni per attività di ricerca e assistenza sanitaria.

"Si tratta di un progetto che assume un'importante valenza dal punto di vista etico e sociale ma anche formativo - commenta Piergiacomo Calzavara Pinton, presidente SIDeMaST - e che risulta quanto mai attuale. Il fenomeno migratorio è in crescita ed è nostro dovere fornire ai giovani medici tutti gli strumenti necessari affinché siano in grado di garantire la migliore cura al paziente, qualunque ne sia la provenienza geografica".
   
   

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