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Acqua e luce 'open source' per paesi in via sviluppo

A Maker Faire elettronica e materiali scarto trovano nuova vita

Redazione ANSA

(di Leonardo De Cosmo)

ROMA - Portare acqua, luce e internet nei paesi poveri a costi bassissimi e in modo 'open', con sistemi senza brevetto: sono i progetti Warka Water e Liter of Light, presenti al Maker Faire Rome, che puntano ad aiutare milioni di persone nei paesi poveri.

La Torre che raccoglie l'acqua
Warka Water si presenta come una strana torre di legno e tela, semplicissima ma capace di risolvere uno dei maggiori problemi delle aree rurali dei paesi poveri: l'accesso all'acqua potabile. "Ogni 90 secondi muore un bambino per aver bevuto acqua non potabile - ha spiegato Arturo Vittori, ideatore di Warka Water - ma possono bastare tra i 500 e 1000 dollari per costruire strutture come questa e fornire 100 litri di acqua potabile al giorno". La torre sfrutta un principio semplicissimo, ossia far condensare l'acqua presente nell'aria su una rete e raccoglierla in serbatoi. "Il prototipo - ha proseguito - è stato testato in Etiopia da più di un anno e abbiamo una vasta comunità di persone nel mondo che lavora alla ricerca dei migliori materiali locali da utilizzare". Il prossimo passo è quello di implementare le torri anche con pannelli solari per dare anche energia elettrica e connessioni internet per educare anche i bambini. "L'obiettivo finale - ha aggiunto Vittori - sarà quello di rilasciare il progetto in modo libero, open source, e formare personale locale a costruirle. Ne servirebbero migliaia".

La bottiglia che fa la luce
Obiettivi simili sono anche quelli di Liter of Light, un progetto nato dall'idea di portare 'lampadine', fatte da bottiglie di plastica riempite di acqua e candeggina capaci di 'raccogliere' e riemettere luce solare, per illuminare le baracche senza finestre delle favelas filippine. "Il progetto - ha spiegato Lorenzo Giorgi, coordinatore europeo della Ong - si è adesso evoluto. L'idea è usare piccoli pannelli solari per illuminare lampade led e dare energia elettrica e per caricare telefonini, il tutto con materiali a chilometro zero ed economici". Non si tratta però di vendita di prodotti ma di educazione: "insegniamo alle persone a costruirle, finora abbiamo realizzato 500mila lampade", ha aggiunto Giorgi. "Sembra paradossale - ha spiegato - ma esistono molte zone rurali, in paesi come il Senegal, senza rete elettrica ma dove quasi tutti hanno telefonini e rete internet. Noi vogliamo aiutarli a mantenerli connessi con il mondo e che non debbano trasferirsi nelle città, internet permette loro ad esempio di lavorare e essere in contatto con il mondo.

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