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Caritas, controlli sui nostri cassonetti per abiti usati

C'è il rischio che finiscano sul mercato gestito dalla camorra

Redazione ANSA ROMA

Da circa un anno Caritas italiana sta lavorando a una ricognizione sull'utilizzo del suo marchio sui cassonetti gialli per la raccolta degli abiti usati, per evitare che gli indumenti raccolti finiscano sul mercato nero gestito dalla camorra. Lo hanno spiegato i rappresentanti Francesco Marsico e Monica Tola, in audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie. Quest'ultima sta conducendo un'inchiesta sul riciclo di abiti usati.
    Marsico e Tola hanno spiegato che Caritas italiana collabora con le Caritas diocesane, ma non è responsabile rispetto al loro operato, né è in grado di fornire dati sulle attività di raccolta di indumenti usati delle singole realtà. Secondo quanto riferito dai due rappresentanti, per Caritas italiana risulta molto complicato tenere sotto controllo l'attività delle parrocchie su questi ambiti.
    Marsico e Tola hanno spiegato che il coordinamento tra le realtà diocesane rispetto alle attività di gestione degli abiti usati è fuori dal compito istituzionale di Caritas italiana, pur essendo essa stessa titolare del marchio, e rappresenta un costo che questa non può permettersi.
    L'inchiesta della Commissione Ecomafie è partita a seguito di una relazione della Direzione Nazionale Antimafia. Per questa "buona parte delle donazioni di indumenti usati che i cittadini fanno per solidarietà finiscono per alimentare un traffico illecito, dal quale camorristi e sodali di camorristi traggono enormi profitti".

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