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Nuovo avvertimento dell'Ue all'Italia su acque reflue

'Ancora non in regola, prossimo passo saranno le sanzioni'

Redazione ANSA BRUXELLES

La Commissione Ue invita l'Italia a conformarsi alla sentenza della Corte di giustizia che nel 2014 l'ha condannata per aver violato gli obblighi sul trattamento delle acque reflue urbane non avendone garantito raccolta e trattamento adeguati. "Nonostante i progressi compiuti, 14 agglomerati non risultano ancora in regola" e dopo quattro anni "la Commissione si appresta a inviare un ultimo richiamo all'Italia prima di deferire il caso alla Corte e sollecitare sanzioni pecuniarie".

L'iniziativa della Commissione riguarda gli agglomerati con più di 10mila abitanti nelle aree cosiddette 'sensibili', ovvero a elevato rischio ambientale poichè nelle vicinanze di bacini di acque dolci. La procedura di infrazione è iniziata nel 2009 e nel 2014 ha portato a una prima sentenza della Corte Ue che accertava l'inadempienza nell'attuazione delle norme Ue in 41 agglomerati. Non è però questo l'unico dossier in materia di carenze delle reti fognarie e di depuratori oggetto di confronto tra Bruxelles e Roma. L'Italia è infatti già stata deferita alla Corte l'8 dicembre 2016, con richiesta di multe per oltre 60 milioni di euro, per inadempienze sui sistemi di raccolta delle acque reflue urbane nelle aree che la legislazione Ue definisce 'normali' con più di 15mila abitanti. Inoltre, l'Italia è anche in infrazione per il trattamento delle acque reflue urbane in circa mille agglomerati di piccole dimensioni collocati sia in aree 'normali' che in aree 'sensibili'.

Commissario di governo Rolle, obiettivo entro 2 anni chiudere infrazione 
"L'obiettivo, nostro e delle regioni interessate, è che entro due anni la causa contro l'Italia possa concludersi, scongiurando così la sanzione pecuniaria". Lo afferma all'ANSA Enrico Rolle, Commissario unico straordinario di governo per gli interventi di adeguamento dei sistemi di depurazione oggetto di condanna della Corte di Giustizia dell'Unione europea. "Adeguare il nostro sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane è un compito complesso - spiega - che paga strutturali inefficienze e che ha bisogno di una forte collaborazione dei vari livelli di governo del territorio". In particolare, "sulla causa (C 85/13) riguardante gli agglomerati con oltre diecimila abitanti che scaricano in aree sensibili - aggiunge Rolle - credo si stia facendo un lavoro produttivo, come riconosce la stessa Commissione europea nella sua comunicazione. Il confronto con gli organismi europei prosegue e l'obiettivo, nostro e delle regioni interessate, è che entro due anni questa lista possa azzerarsi e la causa contro l'Italia concludersi, scongiurando così la sanzione pecuniaria. E' chiaro che a quel punto - rileva Rolle - avremo risolto solo una parte del problema, vista l'ulteriore procedura d'infrazione che incombe sulla depurazione in Italia e più in generale l'enorme tempo perduto che il nostro Paese ha bisogno di recuperare nella gestione efficiente delle risorse idriche".

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