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Ilva: inizia il processo, in 47 alla sbarra

Circa mille le parti civili nel procedimento per presunto disastro ambientale

Redazione ANSA

TARANTO - Dopo il replay di parte dell'udienza preliminare a causa di un vizio procedurale, inizia il 17 maggio nell'aula Alessandrini della Corte d'Assise di Taranto il processo per il presunto disastro ambientale causato dall'Ilva. Alla sbarra 44 persone fisiche e tre società. Tra gli imputati ci sono i fratelli Fabio e Nicola Riva, della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l'ex presidente della Provincia Gianni Florido, l'ex presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, l'avvocato Francesco Perli (uno dei legali dell'Ilva), l'ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l'autorizzazione integrata ambientale all'Ilva, Dario Ticali e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni.

Circa mille le parti civili. Uno degli imputati, l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva (Pd), accusato di concussione tentata e consumata a carico di due dirigenti della Provincia impegnati nel rilascio di autorizzazioni a favore del gruppo Riva, ha presentato istanza di ricusazione nei confronti del giudice Petrangelo, che aveva svolto il ruolo di presidente nel collegio del tribunale del riesame che confermò gli arresti domiciliari a carico di Conserva nel dicembre del 2012. Il processo sarà celebrato davanti alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Michele Petrangelo (a latere il giudice Fulvia Misserini e sei giudici popolari), lo stesso collegio che aveva rimesso gli atti al gup rilevando nella mancata indicazione del difensore d'ufficio per dieci imputati un motivo di nullità assoluta. Tra i rappresentanti dell'accusa ci sarà il nuovo procuratore Carlo Maria Capristo, subentrato a Franco Sebastio, in pensione dall'1 gennaio scorso.

L'elenco delle contestazioni comprende, tra gli altri, i reati di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento delle acque o di sostanze alimentari, concussione aggravata, corruzione in atti giudiziari, getto pericoloso di cose, omissione di atti di ufficio, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e due omicidi colposi. Tre società (Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici) sono imputate per responsabilità amministrative. Sono stati già condannati con rito abbreviato don Marco Gerardo, ex segretario dell'ex arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa (10 mesi di reclusione con pena sospesa per favoreggiamento), e l'ex consulente della Procura ionica Roberto Primerano (tre anni e quattro mesi per falso ideologico).

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