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Vivienne Westwood in verde, denuncia contro cambiamenti climatici

In passerella collezione autunno-inverno

Redazione ANSA

di Alessandro Logroscino 
Un'altra rivoluzione a 40 anni dalla rivolta punk, di cui fu pioniera e icona nella swinging London di David Bowie e non solo. Vivienne Westwood sceglie un tempio della chirurgia britannica, il Royal College of Surgeons of England, per presentare la sue creazioni autunno-inverno 2016-2017: una collezione tinta di verde, non tanto negli abiti quanto nel messaggio politico che ancora una volta l'accompagna. Non solo passerella ne' solo glamour a Londra, ma provocazione e impegno civile nel solco di un'invocata "Climate Revolution", a sfidare quei cambiamenti climatici che - alza la voce Dame Viv - minacciano di portare il mondo e l'umanita' all'estinzione.

Profetessa in patria, soprattutto nel mondo dell'intellighenzia liberal, la signora della moda 'made in Uk' non scende dalla scranno su cui giganteggia - con il suo talento e le sue stravaganze - da quasi mezzo secolo. Lo stile e' inconfondibile: tagli asimmetrici; sovrapposizioni di materiali (dalla seta alla maglia); rivisitazioni di 'classici della casa' come l'heart jacket o l'abito drappeggiato con top a corsetto; fantasmagoria di colori (dai blazer tinta unita ai cappotti stampati o a quadri scozzese); scarpe a punta, con il tacco o senza, talora combinate con vistosi calzini sotto il ginocchio. Ma non scende neppure dalla tribuna dell'artista engagé. E fa dunque precedere il tourbillon delle modelle da un nuovo messaggio: destinato al parterre di addetti ai lavori e di vip (spiccano la nipotina-modella Cora Corre, Yasmin e Amber Le Bon, Charlie XCX o lady Victoria Hervey) invitati ad assistere al sontuoso show, sia alla platea piu' vasta della societa'.

Se in occasione della collezione primavera-estate 2016 se l'era presa con "i politici criminali", in toni ribelli, ma un po' generici, in un pomeriggio piovoso di fine febbraio scaglia il suo dardo con maggiore precisione. "Be specific", s'intitola in effetti il proclama, centrato sulle temute conseguenze da incubo del riscaldamento del pianeta al grido di: "We will win. Stop climate change. Build green economy". "Tutti ne parlano", premette la decana degli stilisti d'Inghilterra, ma il quadro generale e' piu' grave di quanto non si dica. E troppo poco si fa. La denuncia - stampata in grafia originale - fa riferimento ai "ghiacci che si sciolgono", al "fracking che sparge gas", all'acqua "che vale piu' del petrolio", alla "plastica che uccide gli albatros", ai fenomeni del meteo impazzito, "uragani o inondazioni". Ma prende di mira anche "le guerre perpetue", la violenza diffusa, "la stupida austerita'", "i media mainstream che ci uccidono con la confusione e l'omologazione dei cervelli". L'appello a mobilitarsi, per salvare il salvabile, e' in primo luogo agli "intellettuali": affinche' promuovano "la verita'", "la cultura e non il consumo" delle idee. Mentre una mappa del globo a due soli colori, poster di questa sfilata tutta eco, provvede a evocare i pericoli del futuro, quando la temperatura media della Terra dovesse essere 5 gradi piu' in su: con un rosso sangue che predomina largamente, sotto una certa latitudine; e un verde clorofilla che salva il nord Europa, la Russia, l'America settentrionale e poco altro. "Il rosso e' inabitabile - conclude apocalittica lady Vivienne - il verde tutto cio' che ci resta".

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