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Pre-Cop26: ministri al lavoro a Milano, sabato le conclusioni

Si prepara revisione impegni decarbonizzazione stati a Glasgow

Redazione ANSA ROMA

I ministri dell'Ambiente di 50 paesi e decine di tecnici dell'agenzia ambientale dell'Onu Unfccc sono al lavoro venerdì al centro congressi Mico di Milano per la Pre-Cop26, l'evento preparatorio della conferenza annuale dell'Onu sul clima, la Cop26, che quest'anno si terrà a Glasgow in Scozia dal 31 ottobre al 12 novembre.

I ministri stanno lavorando in vari tavoli tematici. Fra di loro ci sono anche l'inviato del presidente Usa per il clima, John Kerry, e il presidente della Cop di Glasgow, Alok Sharma.

Presidente è il ministro italiano della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

Venerdì mattina i ministri hanno discusso di adattamento ai cambiamenti climatici: nel pomeriggio gli argomenti sono la finanza per il clima e la trasparenza. Sabato, giornata conclusiva della Pre-Cop, alla mattina si tiene la seduta ministeriale plenaria. Questa dovrebbe concludersi all'ora di pranzo con l'approvazione del documento finale. Per le 14 è fissata la conferenza stampa conclusiva.

La Pre-Cop26 di Milano deve preparare le decisioni che saranno adottate alla Cop26 di Glasgow. Questa sarà la conferenza sul clima più importante dopo quella di Parigi del 2015, la Cop21. Nella città scozzese, i 197 stati firmatari dell'Accordo di Parigi dovranno presentare i loro nuovi impegni di decarbonizzazione (National Determined Contributions, NDC), che aggiornano quelli presi a Parigi sei anni fa. Gli NDC dovevano essere rivisti dopo 5 anni, ma l'anno scorso la Cop di Glasgow è stata rinviata al 2021 per il Covid.

L'aggiornamento degli impegni di decarbonizzazione dei singoli stati è fondamentale. Quelli presi a Parigi si sono rivelati insufficienti per raggiungere anche l'obiettivo minimo dell'accordo sul clima, cioè mantenere il riscaldamento globale entro 2 gradi dai livelli pre-industriali. Il problema è che per molti paesi in via di sviluppo (come Cina e india) o a basso reddito (come quelli africani o latinoamericani), passare dalle fonti fossili alle rinnovabili è troppo costoso, e rallenterebbe pesantemente il loro sviluppo.

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