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Rutelli, la politica é indietro sul clima, ci pensi Draghi

"Divergenza fra obiettivi e azioni, mettere in cima il lavoro"

di Stefania De Francesco ROMA

La sfida climatica non è certo che sarà vinta ed "é probabile che diversi impatti" provocati dal riscaldamento globale "siano irreversibili". Con questo incipit Francesco Rutelli non vuole spaventare ma stimolare a una maggiore "consapevolezza politica, economica e sociale" perchè "siamo come sonnanbuli" di fronte a questo problema. C'è "una colossale sproporzione" fra gli obiettivi da raggiungere al 2030 (dimezzare le emissioni di gas serra) e al 2050 (zero emissioni nette), "la consapevolezza necessaria" e "le misure programmate". La politica "è impreparata", afferma, e "il presidente del consiglio deve prendere in mano la situazione" e far diventare la questione climatica "la priorità di tutto il governo" mettendo "in cima i posti di lavoro". L'Ambiente "non è più accessorio ma centrale".

Oggi presidente di Anica (associazione delle industrie cinematografiche, audiovisive e multimediali) ma anche - tra gli altri incarichi - del 'Centro per un futuro sostenibile' da lui fondato nel 1989 ("ah se avessi le royalty, visto che ormai tutto é sostenibile", dice scherzando e dimostrandolo sfogliando il Financial times di oggi), una vita trascorsa in politica e nelle istituzioni, Rutelli ha abbracciato da giovane l'ecologia e ricorda - in un incontro con i giornalisti - della raccolta di firme contro il buco dell'ozono ai tempi del Partito radicale. La prima di tante battaglie in difesa dell'Ambiente (nel 2010 presentò una mozione per il clima bocciata dal Senato). Oggi ha raccolto in 22 pagine alcune riflessioni, "sono pagine politiche" ma "non intendo partecipare alla contesa politica", chiarisce escludendo anche di essere "un fanatico ambientalista ultrà".

"Clima: inizia una 'Rivoluzione verde' - Davvero?" è il titolo (in inchiostro verde, come il titolo dei vari capitoli) di questo ragionamento scritto in cui Rutelli spiega che "é probabile che diversi impatti dei cambiamenti climatici siano irreversibili", "rovesciare queste tendenze é ancora possibile, ma sempre più difficile" perchè "come indica la Iea" (Agenzia internazionale dell'energia) gli impegni da realizzare sono colossali". Secondo Rutelli, che richiama studi e ricerche internazionali, "c'è consapevolezza scientifica ma non davvero politica ed economica" nè sociale ("esiste un problema di alfabetizzazione", dice) mentre "è interesse generale che la Transizione verde funzioni al meglio possibile". Anche se "non sarà a saldo zero", avverte, chiedendosi "chi pagherà i conti?, quanti posti di lavoro si creeranno? quale crescita formativa si darà ai giovani e a chi dovrà affrontare nuovi mestieri?", domande "per ora lontane dalle risposte". La Transizione "è di una difficoltà gigantesca", "bisogna spiegare alla gente dove siamo arrivati", osserva Rutelli, "ora il problema è dei capi di stato e di governo, delle imprese" che devono agire in fretta anche se saranno persi posti di lavoro e ci sarà un aumento delle tasse", ma anche benefici occupazionali ed economici. Altrimenti "falliremo".

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non sembra essere incisivo, osserva. "Solo una svolta scientifica, nella ricerca e sviluppo di soluzioni rivoluzionarie può aiutarci" scrive Rutelli osservando che tuttavia "le risorse attuali sono insufficienti". E' imprescindibile il consenso della cittadinanza a livello globale, per affrontare gigantesche transizioni, rileva Rutelli indicando che "occorre cambiare le agende politiche/pubbliche" e "l'unico modo é mettere in cima i posti di lavoro".

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