Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Clima, lo scioglimento dei ghiacciai accelerato negli ultimi 20 anni

Studio in HD su scala globale, perse 267 gigatonnellate l'anno

Elisa Buson

L'alba del ventunesimo secolo è 'rovente' per i ghiacciai di tutto il mondo: negli ultimi 20 anni il loro scioglimento è accelerato su scala globale, e ha contribuito per quasi un quinto dell'innalzamento del livello dei mari. In media sono state perse 267 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) di ghiaccio all'anno, con un'impennata del 130% tra il 2000 e il 2019. A descrivere il fenomeno con un'accuratezza senza precedenti sono le nuove misurazioni ad altissima precisione di oltre 217.000 ghiacciai del mondo, praticamente tutti gli esistenti escluse le calotte di Groenlandia e Antartide. La loro mappatura in HD, pubblicata su Nature da un team internazionale guidato dall'Università di Tolosa, permetterà di migliorare i modelli sul cambiamento climatico con cui prevedere gli scenari futuri e sviluppare nuove strategie per lo sfruttamento delle risorse idriche e la mitigazione dell'innalzamento dei mari.

“Questo studio ha ridotto notevolmente i margini di incertezza presenti negli studi precedenti così come nell'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) del 2019”, commenta Massimo Frezzotti, glaciologo dell'Università di Roma Tre e presidente del Comitato glaciologico italiano. “Grazie alle immagini aeree e satellitari, è stato possibile misurare le variazioni di spessore di quasi tutti i ghiacciai mondiali, e non solo di quelle poche centinaia che vengono solitamente monitorati perché più facilmente accessibili”. I risultati ottenuti sono in linea con quelli di studi precedenti, ma molto più precisi: “per questo permettono di capire meglio le correlazioni con le condizioni climatiche e ambientali”, sottolinea il glaciologo. E' un po' come sfregarsi gli occhi e riuscire finalmente a mettere a fuoco dettagli mai colti prima.

“I dati indicano che attualmente i ghiacciai stanno cedendo più acqua rispetto alle grandi calotte polari, anche se queste ultime (che contengono maggiori quantità di acqua) stanno accelerando molto più in fretta: la Groenlandia dal 2000 a oggi ha aumentato la perdita di ghiaccio del 162%, mentre l'Antartide del 436%”, ricorda l'esperto.

I ghiacciai presenti in Alaska e nelle Ande sono quelli che negli ultimi vent'anni hanno registrato le maggiori perdite, mentre i ghiacciai alpini detengono il primato mondiale per quanto riguarda la riduzione dello spessore medio, pari a circa un metro all'anno. “Un dato che non sorprende – dice Frezzotti – considerato che dall'inizio del ventesimo secolo i ghiacciai alpini si sono ridotti di oltre il 60%”.

E' evidente che “stiamo perdendo un grande patrimonio ambientale ed economico, con gravi implicazioni per molte popolazioni del mondo. La fusione dei ghiacciai – spiega l'esperto – comporta la perdita di importanti serbatoi d'acqua in grado di aiutare l'agricoltura e l'industria tamponando la scarsità delle precipitazioni nei periodi di secca. Inoltre l'acqua di fusione finisce nei mari, che si stanno innalzando di 3,5 millimetri all'anno: un problema non solo per città come Venezia, ma anche per quell'11% della popolazione mondiale che abita in zone costiere che rischiano di essere sommerse”.

 

 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA