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Clima: ambientalisti, è questione economica e Italia rischia

Investire per evitare ulteriori costi, è l'ora della politica

Redazione ANSA ROMA

Il clima è una questione economica, che si interseca con temi sociali, riguarda già il presente e non solo il futuro e l'Italia che è molto esposta alle conseguenze del riscaldamento globale dovrebbe fare un'alleanza con i Paesi del Mediterraneo per vincere la sfida contro gli eventi meteo estremi. Di fronte all'opportunità di spendere risorse europee la politica deve pensare in termini di investimenti e non di costi. Sono le osservazioni di alcune associazioni ambientaliste al rapporto "Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia", realizzato dalla Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) espresse durante un webinar in cui è stato illustrato lo studio secondo cui senza azioni di mitigazione l'Italia rischia un aumento della temperatura fino a 2 gradi entro il 2050 e fino a 5 entro la fine secolo (rispetto al periodo 1981-2010) con costi tra lo 0,5% e l'8% del Prodotto interno lordo.

Nel rilevare che il clima è "una questione economica", Andrea Barbabella della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha indicato che occorre "allineare il Recovery plan agli obiettivi climatici" aggiungendo che le perdite annuali sono stimate oggi fra 130 e 140 miliardi di euro ma che senza interventi adeguati "la bolletta dei danni è destinata ad essere ogni anno più alta". Per Maria Grazie Midulla, responsabile Clima del Wwf, "questo report è un'agenda politica, perchè il clima è una questione integrata con le grandi questioni italiane". Nel Mediterraneo l'Italia è esposta a rischi climatici molto forti, ha osservto l'esperta del Wwf suggerendo che occorre "una alleanza per il clima con gli altri Paesi" che si affacciano su questo mare "anche con quelli che hanno conflitti in atto, per vincere questa sfida. Siamo alla vigilia di grandi decisioni" sulla destinazione dei fondi europei e quindi "bisogna accelerare l'azione e avere coerenza nelle politiche" ad esempio sull'abbandono del carbone e sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Infine per Midulla le politiche sulla mitigazione e sull'adattamento ai cambiamenti climatici devono essere "sinergiche e vanno rafforzate".

Per Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia, lo studio della Fondazione Cmcc "traccia un quadro anche del presente non solo del futuro, e offre delle indicazioni da seguire. Oggi, con la pandemia" di Covid-19 "è positivo l'ascolto che la politica e i media danno alla scienza" e questo aiuta anche la questione climatica ma "bisogna smettere di parlare di 'maltempo' e di 'costi' in relazione alle politiche di mitigazione e adattamento perchè si tratta di investimenti, utili a evitare ulteriori costi. Bisogna fare attenzione - ha avvertito Iacoboni - a come spendere i fondi europei perchè il cambiamento climatico è un tema che riguarda anche tanti altri temi economici e sociali". Jacopo Bencini, policy advisor di Italian Climate Network, ha descritto il rapporto uno "strumento utile per aiutare l'advocacy nei confronti della politica" criticando anche il fatto che "l'Italia non ha un piano di adattamento ai cambiamenti climatici".

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