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Emissioni gas serra -7% con quota 20% agricoltura bio in Ue

Sfida lanciata dall'Associazione dell'agricoltura Biodinamica

Redazione ANSA
(76 mln tonnellate) e poco meno di quelle della Grecia (101 mln tonnellate).

Oggi la superficie europea coltivata ecologicamente arriva a poco più del 6% di quella totale: questa volta si tratta di fare come l'Italia, che pianta e semina a biologico e biodinamico quasi a ritmo doppio rispetto agli altri paesi Ue, arrivando a coprire l'11,7% dei suoi campi. Ma l'obiettivo, totalmente realizzabile, del 20% di agricoltura bio nella Ue può abbassare sostanzialmente la febbre del Pianeta. E' la sfida lanciata dal 34° convegno dell'Associazione dell'agricoltura Biodinamica "Per la rinascita del Sud: le nuove frontiere dell'Agroecologia" in corso a Napoli e a Capua da oggi fino a domenica, organizzato con il patrocinio dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, del FAI-Fondo Ambiente Italiano, dell'Ordine Nazionale degli Agronomi e di Demeter.

Il clima che cambia e gli eventi estremi sempre più frequenti impongono l'urgenza di trovare al più presto una soluzione per fermare la febbre del Pianeta. E mentre a Marrakech è in corso la 22ma Conferenza dell'ONU sul Clima, la prima dopo l'accordo di Parigi, in cui si dovranno indicare le azioni e le politiche per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5-2 gradi rispetto all'epoca preindustriale, dal mondo della bioagricoltura - biologico e biodinamica - arriva una proposta concreta. Come è stato sottolineato da molte parti, gli strumenti finora indicati dai governi non sono sufficienti a mettere in sicurezza il clima del pianeta. Mentre l'agricoltura biologica e biodinamica può dare un contributo importante perché fornisce una risposta immediata: in tre anni un campo coltivato a chimica può essere riconvertito.

Nel dettaglio emerge che la bioagricoltura può contribuire a ridurre l'accumulo di gas ad effetto serra attraverso una varietà di strumenti, tra cui: l'uso di pratiche agricole (letamazione, sovescio, rotazione) che consentono di apportare elementi nutritivi senza ricorrere a fertilizzazione di sintesi e di ridurre le perdite di azoto e altri elementi nutritivi; una maggiore efficienza di gestione dei gas serra attraverso sistemi agricoli misti; minore uso di energia fossile rispetto ai sistemi convenzionali; il 'sequestro' del carbonio legato alle pratiche che vengono comunemente utilizzati nelle aziende biologiche.(ANSA).

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