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COP22: la discussione entra nel vivo, agenda e progetti

Rabat senza petrolio punta a sole e vento, ma non ama il bio

Redazione ANSA

L'adagio africano dice: "Il sole non ignora un villaggio per il fatto che è piccolo". Riportato dal presidente della COP22, Salahddine Mezouar è diventato lo slogan della manifestazione: nessuno resterà escluso. Il pressing dei giornalisti per seguire mille eventi in programma è rallentato dalle imponenti misure di sicurezza. C'è Dar Media, la casa dell'informazione, che nonostante i 250 metri quadrati sembra appena un angolo per i 1500 a caccia di notizie.

Sole e vento
I lavori fervono in questi primi giorni di conferenze e incontri. Nell'unico paese del Maghreb senza petrolio, le risorse alternative diventano oro. Oltre 300 giorni di sole all'anno - i due giorni di pioggia e freddo che hanno salutato la Conferenza Onu sul clima sono un'eccezione - , il Marocco si è posto come obiettivo quello di raggiungere la produzione del 52% della capacità elettrica grazie alle rinnovabili. Noor, la centrale solare di Ouarzazate si estende su 450 ettari e può stoccare fino a tre ore di produzione. Per l'eolico, il progetto entro il 2020, coprirà 26 % del fabbisogno interno.

L'agenda
Oltre 2.550 città e quasi altrettante aziende oltre che 200 regioni lavorano all'Agenda dell'Azione per l'accordo di Parigi. Ma si dovrà aspettare il 17 novembre per avere i dettagli. Di certo, annuncia Hakima Elhaite, la microbiologa titolare dell'Ambiente a Rabat: "ci sarà una grande sorpresa da parte del Marocco". Il paese che si è impegnato a ridurre l'emissione di a effetto serra del 42% entro il 2030, potrebbe spingersi addirittura oltre. "Non abbiamo più tempo, non possiamo aspettare fino al 2020", incalza Laurence Tubiana, ambasciatrice francese con delega sui cambiamenti climatici.

Il Giappone
Nel pieno dei lavori arriva la notizia che anche il Giappone ha ratificato l'Accordo di Parigi. Il conto dei paesi che sono pronti a passare all'azione sale così a 102. Ma la corsa contro il tempo è improba.

I 5 anni più caldi di sempre
Secondo l'organizzazione meteorologica mondiale quelli appena conclusi, dal 2011 al 2015 sono stati gli anni più caldi di sempre. È la sintesi di studio che incrocia i dati di 80 pubblicazioni e mette in relazione fenomeni estremi come riscaldamento eccessivo e precipitazioni alluvionali.

Donne e ambiente
Secondo l'Onu, quando una catastrofe si abbatte da qualche parte nel mondo, il rischio di morte per le donne è 14 volte superiore, principalmente per questione di cultura. Per lo tsunami in Giappone, nel 2004, oltre l'80% delle vittime furono donne. Gli effetti del riscaldamento globale e del progressivo inaridimento del suolo colpiscono soprattutto la popolazione femminile. Fin dal 1992, uno dei principi della dichiarazione di Rio, stabiliva che la presenza femminile era essenziale per lo sviluppo sostenibile. Tra il '96 e il 2010 le quote rosa nelle delegazioni sono passate dal 20 al 30%. Quelle dei capi di Stato soltanto dal 12 al 15.

Il biologico
Molto resta da fare anche sul tema dell'attenzione al cibo. Soprattutto in Marocco. Nell'aprile 2011 il governo ha firmato un contratto-programma con gli operatori del biologico per 1 miliardo di dirham, per lanciare la produzione e farla passare dalle 50 mila alle 400 mila tonnellate entro il 2020. Con le 80 mila attuali però l'obiettivo è ancora lontano da raggiungere.(Ansa)

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