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Industria può tagliare 10 mld tonnellate CO2 nel 2030

Ruolo chiave delle imprese contro i cambiamenti climatici

Redazione ANSA

ROMA  - Con le giuste politiche ambientali governative a sostegno delle iniziative globali lanciate per la lotta ai mutamenti del clima, entro il 2030 il taglio di gas serra potrebbe arrivare fino a 10 miliardi di tonnellate l'anno. E' quanto emerge dal rapporto "The Business End of Climate Change" presentato al "Business and Climate" summit a Londra, secondo cui l'industria gioca un ruolo chiave. Le imprese, infatti, potrebbero già arrivare a tagliare tra 3,7 e 4,2 miliardi di tonnellate di CO2 l'anno aderendo alle iniziative 'verdi' come la "deforestazione zero" o l'elettricità al 100% da rinnovabili. Ma adeguate politiche a sostegno potrebbero creare un circolo virtuoso che porterebbe a risultati ben più consistenti. Il target di taglio di 10 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno è equivalente a quello che solo la Cina, il più grande emettitore di gas serra del mondo, emette ogni anno.

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, governi e imprese devono continuare a lavorare insieme per creare la giusta politica e un quadro normativo per consentire una maggiore azione per il clima. Intanto sono già 300 le grandi imprese che hanno deciso di impegnarsi in queste azioni, ma potrebbero salire a oltre 4500 nel 2030. Gli attuali contributi determinati a livello di imprese per l'azione sul clima equivalgono al 60% del taglio alle emissioni totali (6 miliardi di tonnellate entro il 2030) su cui si sono impegnati i Paesi con l'accordo alla Cop21 di Parigi. L'equivalente dell'eliminazione di mille centrali elettriche a carbone fuori uso, il 75% del totale. Il rapporto cita in particolare cinque iniziative per il clima, cui hanno già aderito compagnie e multinazionali, tra cui la "Zero Deforestation" con cui ci si impegna entro il 2020 a non usare materie prime che causino deforestazione, o la RE100 che impegna le aziende a usare elettricità generata completamente da fonti rinnovabili. Le aziende che aderiscono alle cinque iniziative sono di livello mondiale e producono in settori diversi, dall'alimentare all'arredo, e sono sempre più numerose: negli ultimi dodici mesi (da giugno 2015 a maggio 2016) sono salite a 174 rispetto alle 49 dei dodici mesi precedenti (giugno 2014 a maggio 2015).

Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha rilevato che l'accordo universale sul clima raggiunto dai 195 Paesi alla Cop 21 "ha bisogno del supporto da parte del settore privato in Europa e Nord America. Esorto un impegno anche in Africa, Asia e America Latina, per catalizzare e costruire l'azione ovunque e a sostegno della Cop 22 a Marrakech". La relazione invita i governi di tutto il mondo a incoraggiare i programmi sulla fornitura di energia rinnovabile e ad aiutare le aziende a costruire le proprie installazioni di energia elettrica da fonti rinnovabili; sostenere ricerca e sviluppo delle tecnologie a basse emissioni di carbonio; offrire agevolazioni per investimenti in efficienza energetica; creare incentivi per acquirenti e venditori di prodotti sostenibili; ridurre gli oneri amministrativi e i costi di certificazione per i produttori, in modo da facilitare la produzione di materie prime, senza deforestazione.

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