ROMA - Lui si chiama Hoover ed è un beagle di dieci anni affetto da cancro alla prostata. E' il primo paziente al mondo a ricevere una particolare cura che segue i principi della nanomedicina, la tecnica basata sull'uso di minuscole particelle per veicolare farmaci nell'organismo. In questo caso le terapie mirano specificatamente a una proteina presente nel suo carcinoma.
A cercare di aiutare Hoover sono i ricercatori dell'Università del Queensland, in Australia, che sperano di individuare un trattamento migliore per le persone contro la sua stessa malattia. Per Kris Thurecht, professore associato dell'ateneo, la nuova tecnologia è importante per far progredire la ricerca contro il cancro. "La chemioterapia - spiega - è un trattamento comune per la maggior parte dei tumori.
Sfortunatamente può anche causare seri effetti collaterali perché non è sempre in grado di differenziare le cellule tumorali da quelle sane, a volte danneggiando nel processo le cellule sane. I nanofarmaci con la capacità di indirizzarsi su specifiche aree possono portarci a indirizzare i farmaci chemioterapici dove sono necessari e uccidere le cellule cancerogene con un impatto minimo sulle cellule sane". Spiegano dall'ateneo come studi pre-clinici abbiano avuto successo nel trattamento del cancro alla prostata in laboratorio, portando in alcuni casi alla remissione totale.