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Tartaruga azzannatrice, abbandoni in aumento

Salgono a tre gli esemplari affidati al Parco Natura Viva

Redazione ANSA

Tutta Europa l’ha inserita nella “lista nera” delle specie invasive e in Italia ne è anche vietata la detenzione e la vendita, poiché si tratta di una specie esotica pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica. Eppure, la Tartaruga azzannatrice affidata nei giorni scorsi al Parco Natura Viva di Bussolengo dalle guardie zoofile dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali), è già la terza in ordine di arrivo nell’arco di poco tempo, recuperata come le altre due nei pressi di un parco cittadino.

“Questo esemplare trovato da un passante lungo il fiume Olona, nella provincia di Milano, sta bene”, spiega William Magnone veterinario del Parco Natura Viva che ha preso in consegna la tartaruga. “Qui dovrà affrontare almeno 30 giorni di quarantena prima di andare a far compagnia alle altre due superstiti di precedenti abbandoni e porterà senz’altro i segni di quello che sembra essere stato un restringimento forzato del carapace avvenuto tempo fa”. Un fenomeno, quello degli abbandoni di questo tipo di esemplari, che negli ultimi anni sembra aumentare in conseguenza di un commercio illegale vitale e pericoloso per la salute dell’uomo e degli ambienti naturali.

L’“azzannatrice” è una Tartaruga d’acqua nordamericana dal morso particolarmente rapido ed efficace. E’ un vigoroso predatore, che si nutre di pesci, crostacei e anfibi, in grado di tranciare di netto il dito di un uomo. Supera i 40 centimetri di lunghezza e negli Stati Uniti, suo habitat d’origine, è oggetto di un fenomeno di esportazione che negli ultimi due decenni è in crescita continua. “L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha registrato l’uscita dall’America di 10mila esemplari di Tartaruga azzannatrice nell’anno 1999. Nel corso del 2008 erano diventati più di 558mila. E’ importante saperla riconoscere e tenere a mente che in Italia è illegale detenerla e acquistarla, per il bene della nostra salute e degli equilibri dei nostri ambienti naturali”, conclude William Magnone.

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