ROMA - Canali sicuri per i migranti, attraverso i quali raggiungere l'Europa, senza rischiare la vita nel Mediterraneo. A sollecitarli è l'Associazione Pro Diritti Umani dell'Andalusia (Apdha), che ha presentato ieri il Bilancio migratorio alla Frontiera Sud del 2017, con cifre che attestano la dimensione del dramma.
Gli arrivi via mare sulle coste spagnole si sono triplicati nell'ultimo anno rispetto al precedente, con 22.419 migranti, fino a 28.587 includendo quelli giunti via terra, e quasi 250 persone morte o scomparse nella traversata.
All'incremento corrisponde una diminuzione dei flussi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che tuttavia resta la più battuta, con un numero complessivo di stranieri cinque volte superiore a quelli registrati alla frontiera spagnola, come dimostrano i dati dell'Italia (119.369 persone), seguita dalla Grecia (35.052).
Il coordinatore dell'area di solidarietà internazionale di Apdha, Rafael Lara, ha spiegato che l'aumento della repressione, la persecuzione delle Ong che assistono gli immigrati e "la situazione infernale" in Libia, hanno spinto molti a cercare vie alternative nello Stretto di Gibilterra, anche più pericolose. "Le misure di contenimento dei flussi concordati con i paesi d'origine, la repressione esercitata contro i migranti e i meccanismi di chiusura delle frontiere della Fortezza Europa non sono capaci di fermare le migrazioni forzate di chi fugge da guerra, fame o mancanza di opportunità", ha rilevato il portavoce dell'associazione. Che ha definito "insopportabile" il numero di vittime: 249 morti alla frontiera sud, fra i quali il piccolo Samuel, di 4 anni, il cui corpo 'spiaggiato' apparve nel gennaio dell'anno scorso sulla costa di Barbate (Cadice), mentre quello della madre, Veronique Nzazi, fu recuperato a febbraio in Algeria.
Lara ha posto in evidenza l'importante incremento di arrivi di migranti in Andalusia - 18.090 in totale - in particolare sulle coste di Cadice, dove l'arrivo di 6.289 persone, in gran parte migranti marocchini, ha segnato un aumento del 300% rispetto al 2016. E l'ha messo in relazione con "la situazione di crisi economica e sociale che vive il Marocco da oltre un anno". L'Andalusia è seguita da Melilla (con 4.831 arrivi, soprattutto via terra), dal Levante (2.492), Ceuta (2.438), Canarie (434) e Baleari (302). Apdha ha rilevato anche una diminuzione del numero di donne sbarcate sulle coste spagnole, a fronte di un incremento del 66% dei minori non accompagnati, che "ha evidenziato la mancanza di risorse e strutture adeguate per la loro protezione", si legge nel rapporto.
Il Marocco è il principale paese di origine dei 'sin papeles', seguito da Algeria, Guinea, Costa d'Avorio, Gambia e Siria, paese da 7 anni in guerra e dal quale proviene meno del 12% dei migranti giunti in territorio spagnolo. In generale, il 49% degli stranieri che hanno attraversato la frontiera sud d'Europa nel 2017 proveniva dall'Africa subsahariana. Ed erano subsahariane 99 delle vittime così come i 150 scomparsi in mare, in tutto 217 persone; mentre gli altri 32 migranti che hanno perduto la vita nella traversata erano di origini magrebine.
Le frontiere delle enclavi di Ceuta e Melilla, in territorio marocchino "sono un campo di sperimentazione delle politiche repressive europee", ha sottolineato il portavoce di Apdha.
"Pagamenti oscuri al Marocco, respingimenti immediati, droni, lame sulle barriere alla frontiera e fosse: sono spazi di arbitrarietà, dove si violano i diritti", ha denunciato Lara.
E ha ricordato che la Spagna è stata ripetutamente condannata dalla Corte europea per i Diritti Umani per la pratica delle così dette 'devoluciones en calientes', i respingimenti a caldo alla frontiera, senza identificare i migranti o dare loro la possibilità di chiedere asilo politico.
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