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120 anni di Storia della vela alle Olimpiadi

Da Atene 1896, ininterrottamente, la vela ha assegnato medaglie. Ecco come

Responsabilità editoriale Saily.it

CAPIRE DA DOVE VENIAMO AIUTA A DECIDERE DOVE ANDREMO - Nel giorno della cerimonia inaugurale di Tokyo 2020, l'Olimpiade più particolare della storia a causa della pandemia e del rinvio di un anno, riviviamo l'intera storia della presenza di questo sport ai Giochi. Come sono cambiate le discipline e le classi, quali i grandi personaggi dello yachting, i podi storici, le curiosità. E all'interno del quadro generale, i risultati della vela italiana - INIZIA LO SPECIALE TOKYO 2020 DI SAILY

 

SPECIALE TOKYO 2020 SU SAILY: VELE AZZURRE A TOKYO - TUTTI I GIORNI LE NEWS DA ENOSHIMA, LA CRONACA DELLE REGATE, LE PAROLE DEI PROTAGONISTI, LE FOTO PIU' BELLE, LA GUIDA A COME SEGUIRE E DOVE VEDERE IN TV LE REGATE, E MOLTO ALTRO...

 

LA DEFINIZIONE DELLO ZINGARELLI - Cominciamo da qui, dalla definizione. C’è sempre bisogno di una definizione, di ricordarla, tenerla a mente, specie in tempi in cui tutto cambia velocemente. Far restare le cose che contano, valorizzarle. A questo servono anche le definizioni. E così, ecco. Olimpìade, o Olimpiadi, dal Vocabolario Zingarelli: “nell'antica Grecia, complesso di feste e gare atletiche in onore di Zeus, che aveva luogo ogni quattro anni nella cittàdi Olimpia; manifestazione sportiva contemporanea che dal 1896 si svolge ogni quattro anni in una cittàdiversa, con la partecipazione di atleti di tutte le nazioni praticanti sport olimpici.”

Niente che non sapessimo, no? Ogni quattro anni, tutti insieme, per celebrare la gioventù, l’agonismo nel rispetto e nell’amicizia internazionali, come quando nella loro era antica, i Giochi erano motivo per sospendere le guerre.

Siamo a Tokyo 2020, ma siamo nel 2021, il tempo e la storia volano come se facessero foiling, sono Olimpiadi in tempo di pandemia, afflitte da paura e restrizioni feroci contro un virus che ha stravolto le nostre vite. Ma sono, restano e saranno Le Olimpiadi. E questo è ciò che conta. Ci siamo.

Allora, in attesa di portarvi “dentro” a questi Giochi, di accompagnarvi a Enoshima, la magica località giapponese che ospita le regate veliche, di guidarvi a comprendere che Olimpiade sarà, come ci arriva la vela azzurra, dove seguire le regate e – attenzione – come far sentire il proprio sostegno agli atleti che sono senza pubblico (non una grande novità per la vela), prima di tutto questo, oltre alla definizione, un po’ di storia. Per capire dove potremmo andare, è importante sapere da dove veniamo. Il nostro sport, i protagonisti, i risultati italiani.

LA STORIA DELLA VELA AI GIOCHI DALL'ENCICLOPEDIA TRECCANI - Lo sport della vela è suddiviso in una varietà di categorie, classi e tipologie di gara, che non ha eguali con altre discipline. Anche perché le discipline cambiano, al mutare e al progredire del modo di navigare col vento. (Brani tratti dall’Enciclopedia dello Sport Treccani).

LE ORIGINI - Le origini dei Giochi Olimpici risalgono al mondo greco, che ci ha tramandato la loro storia nelle due grandi opere di Omero: Iliade e Odissea. Nella prima opera si narra del funerale di Paco, fratello di Achille, come pretesto per introdurre nel rito funebre delle competizioni sportive: il sangue e il sudore versato dagli atleti nelle gare veniva ritenuto fonte di energia per i defunti. Riservati ai cittadini di cultura greca, i grandi giochi dell’Ellade si dividevano in quattro categorie, ciascuna dedicata a un Dio: Olimpici (perché dedicati a Giove); Delfici (ad Apollo); Nemei (ancora a Giove); Istmici (a Nettuno). La loro importanza crescente è testimoniata dal fatto che gli anni vengono riferiti ad essi, a partire dal 776 a.c., 1° anno dopo i primi giochi olimpici, e la loro cadenza quadriennale. I vincitori delle gare ricevono in premio una corona di ramoscelli di ulivo, e per essi il ritorno a casa era trionfale. I giochi furono sospesi solo nel 393 d.c., per un editto dell’imperatore Teodosio, perché la loro origine pagana era considerata in contrasto con la religione cattolica.

BEN 2672 ANNI DOPO… - Grazie alla perseveranza e alle idee del barone Pierre de Cubertin, lo spirito dei giochi risorse, e iniziò l’era delle moderne Olimpiadi, con la prima edizione ad Atene nel 1896.

La vela entra ai Giochi sin dalla prima edizione, ATENE 1896, che prevedeva 3 categorie veliche negli “sport nautici”. Ma le regate furono annullate e le medaglie non assegnate, per le avverse condizioni meteo. Quattro anni dopo tocca a PARIGI 1900, in occasione dell’Esposizione Universale le regate (“dimostrative”) sono organizzate sulla Senna e vi partecipano 6 nazioni (Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, USA e Svizzera). Ogni nazione poteva partecipare con più barche e atleti, molti dei quali professionisti e con premi in denaro. Nella terza Olimpiade (SAINT LOUIS 1904, USA) la vela fu esclusa), ma tornò a LONDRA 1908 con regate a Ryde sull’Isola di Wight e le prime regole chiare degne dell’Olimpiade, medaglie comprese. Quattro classi metriche in gara anche a STOCCOLMA 1912. Dopo la sosta bellica, ANVERSA 1920 segna un po’ di confusione per l’adozione di classi nuove (troppe, ben 15) e poco diffuse, e solo 14 partecipanti, anche se con la storica adizione della bandiera a cinque cerchi.

PARIGI 1924 segna la prima partecipazione italiana nella vela ai Giochi olimpici. Delle 3 barche previste (una per ciascuna classe), a causa di un ripensamento del CONI, è al via il solo 8 metri “Mebi”, timonato da Carlo Nasi, che si classifica al 10° posto. AMSTERDAM 1928, stesse 3 classi con l’introduzione del Dinghy 12 quale monotipo singolo, regate perfette, 41 concorrenti di 23 paesi. L’Italia al completo conquista un 4° posto con l’8 metri S.I. “Bamba” timonato da Francesco Giovannelli; un 6° con il 6 metri S.I. “Twins” (Giovanni Leone Reggio) e un 6° nel Dinghy 12 (Tito Nordio). A LOS ANGELES 1932 si passa a 4 classi con l’introduzione della classe Star al fianco dei 6, 8 metri S.I. e del monotipo Snowbird. L’unico azzurro presente è il singolista Silvio Treleani, 8°.

Si arriva alle storiche olimpiadi di BERLINO 1936, con regate a Kiel, le classi sono ancora quattro. L’Italia conquista la sua prima medaglia d’oro con l’8 metri S.I. “Italia” selezionato dal CT Pasquale de Conciliis (Giovanni Leone Reggio, Bruno Bianchi, Luigi De Manincor, Domenico Mordini, Enrico Passimo Poggi e Luigi Mino Poggi). Quarto posto per il 6 metri “Esperia” (Max Oberti), 5° per il singolo “Jole” (Giuseppe Fago), 9° per la Star (Riccardo di Sangro Fondi-Federico De Luca).

Per LONDRA 1948 (Torquay), l’Olimpiade del dopoguerra, sono 5 le classi scelte dall’IYRU, con esordio del Dragone. Gli italiani conquistano un 4° posto con il Dragone (Giuseppe Canessa, Bruno Bianchi, Luigi De Manincor); un 5° con la Star (Agostino Straulino e Nicolò Rode); un 6° nella Swallow (Dario Salata e Achille Roncoroni); un 8° con il 6 metri “Ciocca II” (Leone Reggio, Renato Cosentino, Beppe Croce, Enrico Poggi, Nino Poggi); e un 14° nel Firefly (Livio Spanghero). E’ anche l’Olimpiade del primo oro del danese Paul Elvstrom, destinato a un record.

HELSINKI 1952 (Harmaja), ancora 5 classi e l’esordio del singolo Finn, per una configurazione che resisterà fino al 1968. Sono i Giochi del ritorno all’oro per l’Italia nella vela con la Star “Merope” di Agostino Straulino e Nicolò Rode. Secondo oro per Elvstrom. Gli altri piazzamenti italiani: 7° posto nel Finn per Adelchi Pelaschier; 8° del 6 metri “Ciocca II” (Enrico Massimo Poggi, Antonio Cosentino, Pietro Reggio, Giusto Spigno); 9° del Dragone (Giuseppe e Antonio Carratino, Carlo Maria Spirito); 10° del 5.5 metri “Mirtala” (Dario Salata, Giorgio Audizio, Egone Jackin).

MELBOURNE 1956: terzo oro del danese Elvstrom, e seconda medaglia per Straulino-Rode, argento nella Star. Quarto posto nella classe Sharpie (Mario Capio ed Emilio Massino), 6° nel Dragone (Sergio Sorrentino, Piero Gorgatto, Annibale Pelaschier), 7° nel Finn con Adelchi Pelaschier e nel 5.5 con “Twins VIII” (Max Oberti, Antonio Carratin, Carlo M. Spirito).

Si giunge a ROMA 1960, con le regate di Napoli e la delusione per il quarto posto e la terza medaglia che sfuma per il grande Straulino in coppia stavolta con Carlo Rolandi. Importante esordio per la nuova classe Flying Dutchmann. Quarto oro per Elvstrom, record a lungo imbattuto nella vela. Medaglia di bronzo con il Dragone “Venilia” (Antonio Cosentino, Antonio Ciciliano e Giulio De Stefano); 11° il 5.5 “Voloira” (Pietro Reggio, Marco Novaro, Franco Zucchi); 12° il FD (Mario Capio, Tullio Pizzorno); 14° il Finn (Bruno Trani).

TOKYO 1964: quarto posto per il 5.5 metri “Grifone” (Agostino Straulino, Bruno Petronio, Massimo Minervini); 6° per il Dragone “Agreste” (Sergio Sorrentino, Annibale Pelaschier, Sergio Furlan); 10° per il FD (Mario Capio, Marco Sartoril); 15° per la Star (Luigi Croce, Luigi Saidelli).

ACAPULCO 1968: sorge la stella del russo Valentin Mankin che insiderà il primato di Elvstrom. Due medaglie di bronzo per l’Italia: nella Star (Franco Cavallo e Camillo Gargano) e nel Finn (Fabio Albarelli); 5° per il 5.5 “Twins XIV” (Giuseppe Zucchinetti, Antonio e Domenico Carratino); 19° nel FD (Carlo Massone e Emanuele Ottonello).

Si torna a Kiel per MONACO 1972, dove vengono introdotte due nuove classi, il Soling e il Tempest, entrambe a chiglia fissa: secondo oro per Mankin, delusioni azzurre. Quinto nella Star (Flavio Scala, Mauro Testa); 11° nel FD (Carlo Croce, Luciano Zinali); 13° nel Finn (Mauro Pelaschier); 14° nel Tempest (Giampiero Dotti, Francesco Sibello); 19° nel Soling (Giuseppe Milone, Roberto Mottola, Antonio Oliviero).

Tante novità a MONTREAL 1976 (Kingston): clamorosa esclusione della Star, esordio della nuova deriva 470 e del catamarano Tornado, argento per Mankin nel Tempest e oro nel Finn per un nuovo astro nascente, il tedesco Jochen Schumann. Italiani a secco: 5° il Tempest (Giuseppe Milone, Roberto Mottola); 7° il Tornado (Franco Pivoli, Cesare Biagi); 9° il Finn (Mauro Pelaschier); 14° il 470 (Roberto Vencato, Roberto Sponza); 15° il Soling (Fabio Albarelli, Gianfranco Oradini, Leopoldo Di Martino); 16° il FD (Carlo Croce, Luciano Zinali).

MOSCA 1980 (Tallinn), i Giochi del “boicottaggio” e del terzo oro di Mankin. Torna la Star e in questa classe sono medaglia di bronzo gli azzurri Giorgio Gorla e Alfio Peraboni. Italiani presenti solo in tre classi: 7° il 470 (Ernesto Treves, Silvio Necchi); 10° il FD (Marco Savelli, Roberto Gazzei).

A LOS ANGELES 1984 (dove conquista l’oro nel Finn l’ancora sconosciuto neozelandese Russell Coutts) seconda medaglia di bronzo per la Star di Giorgio Gorla e Alfio Peraboni. Quinto nel windsurf, categoria che fa il suo esordio ai Giochi, Klaus Maran; 5° anche il 470 di Tommaso ed Enrico Chieffi; 7° il FD di Mario e Claudio Celon; 9° il Soling con Gianluca Lamaro, Valerio Romano, Aurelio Dalla Vecchia; 15° il Finn di Paolo Semeraro.

Tempestosa Olimpiade della Vela a SEUL 1988 (Pusan) per il passaggio di un uragano. Quinti nella Star Gorla e Peraboni; 5° il Tornado (Giorgio Zuccoli, Luca Santella); 6° il windsurf (Paco Wirz); 7° il 470 (Sandro e Paolo Montefusco); 12° il 470 femminile per la prima volta ai Giochi (Anna Bacchiega, Nives Monico); 13° il Soling (Lamaro, Dalla Vecchia, Romano); 19° il FD (Mario e Claudio Celon).

Ancora senza medaglie la vela italiana a BARCELLONA 1992: settima l’esordiente Alessandra Sensini nel windsurf; 7° il 470 F (Maria Quarra, Anna Barabino); 8° l’Europa (Arianna Bogatec); 11° il 470 M (Sandro e Paolo Montefusco); 14° il Finn (Emanuele Vaccari); 16° la Star (Roberto Benamati, Mario Salani); 16° il windsurf maschile (Riccardo Giordano); 17° il Tornado (Giorgio Zuccoli, Angelo Glisoni); 21° il FD (Luca Santella, Flavio Grassi).

ATLANTA 1996 (Savannah), nel boom di iscritti, vede il ritorno della medaglia per l’Italia con il bronzo di Alessandra Sensini nel windsurf (nuova classe, il Mistral); 5° il Tornado (Walter e Marco Pirinoli); 6° la Star (Enrico Chieffi e Roberto Sinibaldi); 6° il Finn (Luca Devoti); 7° il 470 F (Federica Salvà, Emanuela Sossi); 10° il Soling (Mario e Claudio Celon, Gianni Torboli); 12° nell’esordiente classe Laser (Francesco Bruni); 12° nell’Europa (Arianna Bogatec); 16° il 470 M (Matteo e Michele Ivaldi); 36° il windsurf maschile (Andrea Zinali).

Si arriva a SYDNEY 2000: la prima Olimpiade con il numero chiuso a 400 atleti per le regate, quella con il migliore risultato di sempre della vela azzurra ai Giochi, con l’oro di Alessandra Sensini nel windsurf e l’argento di Luca Devoti nel Finn. Settimo il 470 F (Federica Salvà, Emanuela Sossi); 8° il Laser (Diego Negri) e l’Europa (Larissa Nevierov); 10° la Star (Pietro D’Alì e Ferdinando Colaninno); 11° la nuova classe acrobatica 49er (Francesco e Gabriele Bruni); 14° il Soling (Nicola Celon, Daniele De Luca, Michele Paoletti) e il Tornado (Lorenzo e Marco Bodini); 17° il windsurf M (Riccardo Giordano) e 19° il 470 M (Matteo e Michele Ivaldi).

ATENE 2004 vede il simbolico ritorno dei Giochi nella città delle origini. Italia tra le 7 nazioni presenti in tutte le 11 classi, medaglia di bronzo per Alessandra Sensini (unica azzurra tre volte sul podio). Settima la Star (Francesco Bruni, Antar Vigna); 10° il Tornado (Francesco Marcolini, Edoardo Bianchi); 10° il 470 M (Gabrio Zandonà, Andrea Trani); 13° il Laser (Diego Negri); 14° il 49er (Pietro e Gianfranco Sibello); 14° l’Yngling, la nuova classe femminile a chiglia per tre persone introdotta dall’ISAF (Giulia Conti, Alessandra Marenzi, Angela Baroni); 16° l’Europa (Larissa Nevierov); 20° il 470 F (Elisabetta Wsaccheggiani, Miriam Cutolo); 24° il windsurf M (Riccardo Giordano); 25° il Finn (Michele Marchesini). Il brasiliano Torben Grael vince la sua quinta medaglia olimpica e stabilisce un nuovo primato.

Nel novembre del 2004 il Council dell’ISAF decide le nuove classi olimpiche per PECHINO 2008, con l’esclusione di Europa e Mistral, a beneficio di Laser Radial e Neil Pryde RS-X. Le 11 categorie sono quindi: Star (M), Yngling (F), Tornado (M), 49er (M), 470 M, 470 F, Finn (M), Laser (M), Laser Radial (F), Neil Pryde RS-X M, Neil Pryde RS-X F. Le regate di Qingdao per PECHINO 2008 saranno ricordate per l’impresa degli organizzatori che ripuliscono in una settimana il campo di regata invaso da alghe verdissime che avrebbero reso impossibili le regate olimpiche.

Ma le Olimpiadi in Cina portano anche un altro buon bottino alla vela azzurra con due medaglie: l’argento di Alessandra Sensini nel windsurf (è l’unica medaglia che mancava alla nostra fuoriclasse, che con questo diventa l’atleta ad aver vinto più allori olimpici nella storia olimpica della vela femminile), e il bronzo di Diego Romero nel Laser, l’oriundo argentino voluto fortemente dal presidente FIV Sergio Gaibisso stupisce tutti con una splendida Medal Race nell’aria leggera che lo porta sul podio nel giorno dei 70 anni del grande tecnico Valentin Mankin.

Qingdao lascia anche l’amaro e la rabbia per la medaglia, meritatissima ma sfumata (4° posto a pari punti con il 3°) di Pietro e Gianfranco Sibello nell’acrobatico 49er, dopo una Medal Race tempestosa e drammatica, rimasta celebre per il disalberamento pre-regata dei danesi primi in classifica, tornati in gara con la barca di un altro team e in grado di chiudere pochi secondi entro il tempo massimo. Le proteste italiane in Giuria e persino al TAS non hanno esito e l’urlo di gioia dei Sibello resta strozzato nella gola di tutti.

Nelle altre classi: 5° Giulia Conti e Giovanna Micol (470 W); 6° Gabrio Zandonà e Andrea Trani (470 M); 7° Francesco Marcolini e Edoardo Bianchi (Tornado); 10° Diego Negri e Luigi Viale (Star); 11° Giorgio Poggi (Finn); 15° Chiara Calligaris, Francesca Scognamillo e Giulia Pignolo (Yngling); 19° Larissa Nevierov (Laser Radial); 20° Fabian Heidegger (RSX M).

LONDRA 2012, si regata a Weymouth, nella Manica, condizioni meteo ventose e umide, unica novità tra le discipline è l’Elliott 6 per il match racing femminile al posto dell’Yngling, mentre sparisce il catamarano. E’ l’Olimpiade della vela australiana (3 ori) e di quella spagnola (2 ori), mentre i padroni di casa inglesi si accontentano di 1 oro e 4 argenti. L’Italia invece, dopo tre edizioni con medaglie, resta a secco.

Sesta e ultima Olimpiade per Alessandra Sensini, che ci prova ma non va oltre il 9° nel windsurf (RSX W). Illudono fino all’ultimo Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti (470 M), quarti a un soffio dal podio. Giulia Conti e Giovanna Micol (470 W) ancora 5°. Poi: 9° Giuseppe Angilella e Gianfranco Sibello (49er); 19° Francesca Clapcich (Laser Radial); 22° Filippo Baldassari (Finn); 34° Federico Esposito (RSX M); 35° Michele Regolo (Laser Standard). Non abbiamo equipaggi nella Star e nell’Elliott 6.

RIO 2016 vede sparire le barche a chiglia dal programma olimpico della vela: non c’è più la Star, ed esce il match race femminile. In compenso torna il multiscafo con il Nacra 17. Gran Bretagna e Olanda vincono due ori a testa, e dal medagliere della vela resta esclusa l’Italia per la seconda edizione consecutiva dei Giochi. Bruciano le medaglie sfumate nelle Medal Race del windsurf femminile (RSX W) con Flavia Tartaglini che chiude sesta, e nel Nacra 17 con Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri, quinti. Ennesimo 5° posto anche per Giulia Conti con Francesca Cpalcich (49er FX), pur arrivate tra le favorite ai Giochi.

Nelle altre classi, 10° per il giovane Mattia Camboni (RSX M); 12° Francesco Marrai (Laser Standard); 18° Giorgio Poggi (Finn); 14° Ruggero Tita e Pietro Zucchetti (49er); 22° Silvia Zennaro (Laser Radial); 19° Elena Berta (che sostituisce all’ultimo momento Roberta Caputo) e Alice Sinno (470 W) Non abbiamo equipaggi nel 470 M.

Quattro anni (più uno di pandemia) dopo, siamo a Tokyo. La vela torna nella baia di Sagami. Siamo pronti a scrivere un altro pezzo di storia.

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