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Olanda no, California si. Il punto sulla Coppa

36 America's Cup: il 1° luglio ultima data per confermare l'iscrizione

Responsabilità editoriale Saily.it

Dalla base di Scheveninghen The Dutch alza bandiera bianca: l'Olanda non riesce a finanziare la sfida con gli AC75. La "Salamandra" (come avevano battezzato la loro barca) non scenderà in acqua. Resta dentro invece Stars + Stripes del californiano Long Beach Yacht Club. Ora tutto il programma può partire e sarà ridotto a quattro sfidanti e un defender. I quattro team sfidanti e il defender neozelandese. Manager, uomini chiave, programmi, budget. Chi sta meglio e chi peggio - FOTO - 7 VIDEO

 

di Fabio Colivicchi

Dopo Malta, fuori anche The Dutch, la sfida di uno dei paesi con storia velica più profonda e importante. Simeon Tienpont e Carolijn Brouwer, Dirk Kramers e Peter Van Niekerk, alzano bandiera bianca. La Coppa America 36 perde pezzi importanti, lo spazio delle basi lungo il waterfront di Auckland si allarga, le attese economiche e sportive della Nuova Zelanda si ridimensionano.

STARS + STRIPES CONFERMA LA SFIDA - Dei tre "late challengers", i discussi ritardatari annunciati, ammessi, e ai quali era stata concessa una proroga (pur se a denti stretti e con accordo armato tra defender e challenger of record) per raccogliere i fondi, ne resta in piedi solo uno. Alla scadenza del 1° luglio infatti solo Stars + Stripes (con il + e non con &, a quanto pare) del Long Beach Yacht Club ha confermato la sfida, e anzi rilanciato col CEO Mike Buckley: "Saremo pronti a regatare col nostro AC75 al primo evento di Cagliari 2020." Che poi l'AC75 non sia del tutto "loro", visto che hanno acquistato il pacchetto-base da Emirates Team New Zealand è un aspetto tutto sommato secondario. Aggiungeranno i loro foil e le loro vele. Del resto per Taylor Clanfield, Mike Buckley e la prima "Commodora" del LBYC Camille Daniels, essere l'unico dei tre sfidanti ritardatari a non ritirarsi, è già un successo.

Un cammino peraltro non facilissimo per i californiani, che negli ultimi mesi hanno di fatto ristrutturato il team e cambiato logo, gerarchie e programmi. "Ringraziamo per il supporto di tutti i soci del LBYC - ha detto Buckley - e per l'assistenza di Emirates Team New Zealand e del Royal New Zealand Yacht Squadron. Continuiamo a fare progressi con corporate partner e riteniamo che saremo competitivi appieno per Auckland nel 2021." Tra sostegno e "assistenza" kiwi, qualche sponsor e crowdfunding, S+S sarà davvero a Cagliari? Dove inizieranno a costruire la barca con i piani forniti da ETNZ? Il sito è fermo a marzo. La loro pagina sul sito americascup riporta immagini e dettagli superati. Il minimo che si puo' dire è che tutti stanno facendo le cose in fretta e furia, perchè tremendamente in ritardo.

L'ADDIO DEGLI OLANDESI - Simeon Tienpont ha parlato ieri: "Non siamo stati in grado di raccogliere abbastanza soldi. Trovare lo sponsor principale è stato il problema più grande. Nonostante il forte sostegno dell'industria marittima locale e l'interesse di numerose parti commerciali, DutchSail ha deciso che non c'è abbastanza tempo per lanciare una sfida efficace nel 2021."

Un vero peccato: la sfida dei due yacht club Muiden e De Maas di Rotterdam avrebbe portato alla prima sfida olandese di sempre all'America's Cup. Proprio Tienpont, nel 2010 era stato grinder a bordo del trimarano alare BMW Oracle Racing, vincendo l'America's Cup alla sua prima partecipazione. Successo confermato nel 2013 come capitano della barca defender.

A metà aprile Tienpont aveva detto: "Abbiamo un numero di trattative in definizione e questo è super eccitante. Ora, al momento, abbiamo tre possibili sponsor molto probabili. Ma dobbiamo sbrigarci, tutto deve essere finito nelle prossime settimane. Dobbiamo ordinare materiali e costruire una barca...."

Sfortunatamente, le sue speranze non si sono realizzate, Ducthsail si è ritirata e nel 2021 nessuna squadra olandese comparirà sulla linea di partenza dell'America's Cup ad Auckland.

MA NON AVEVANO PARLATO DI 8 SFIDE RITARDATARIE? - E' vero, dal defender neozelandese era filtrata questa comunicazione, ma si era detto trattarsi di "conditional entries", iscrizioni sottoposta a certe condizioni. Probabilmente in questa lista intermedia era finita anche qualche altra "bella speranza" italiana pomposamente sbandierata e non altrettanto pomposamente ripiegata. Tre sono state poi accettate, e annunciate dai rispettivi yacht club, non dal defender. Le altre cinque non accettate perchè non hanno realizzato le condizioni richieste resteranno anonime.

CHALLENGE OF RECORD AL LAVORO - Adesso negli uffici milanesi del COR Laurent Esquier e Matteo Plazzi possono definitivamente lavorare, in accordo con Grant Dalton da Auckland, alla formulazione di un calendario delle regate di avvicinamento, le World Series, la Prada Cup, e l'America's Cup presented by Prada. Tutti confermano che Cagliari, ad aprile-maggio del 2020, sarà la prima regata ufficiale, con punti veri. Prima però vedremo andare in acqua gli attesissimi e misteriosissimi AC75.

SAILY, SPECIALE 36 AMERICA'S CUP IN COLLABORAZIONE CON ANSA VELA: CANALI E CONTENUTI SPECIALI SULLA COPPA IN ARRIVO, TEAM, SEGRETI, PROTAGONISTI, NEWS, FOTO E VIDEO: WWW.SAILY.IT

IL PUNTO SUI TEAM

AMERICAN MAGIC (New York Yacht Club) - Nella base di Pensacola in Florida, il team guidato dal Team Principal Doug DeVos, dal CEO Hap Fauth e dallo skipper e direttore esecutivo Terry Hutchinson, naviga sul muletto di 10 metri già da quasi 9 mesi. Ben finanziata, con idee chiare e attenta gestione del tempo, la sfida che riporta NYYC a inseguire la Coppa che ha custodito per oltre 150 anni, è da guardare con rispetto, anche per la specialissima collaborazione con un colosso come Airbus. Come Luna Rossa (e come vedremo anche Ben Ainslie), American Magic lavora a un progetto giovani, in collaborazione con US Sailing, per scovare nuovi talenti da inserire nel sailing team.

Il team velico ha un certo numero di assi: Dean Barker, il kiwi ex Loyal oggi rivale incavolato, esperienza ventennale di Coppa. Maciel Cicchetti, l'italo-argentino ex Volvo Ocean Race. Paul Goodison, l'inglese oro olimpico Laser e mondiale Moth in carica. Qualche ex eccellente di Luna Rossa (Andrew Campbell e Bora Gulari), qualche italiano come Giorgio Provinciali, Luca Valsecchi e Paolo Motta nel design team (guidato dal guru Marcelino Botin, e nel quale c'è persino Jordi Calafat), e due vecchie conoscenze come il consulente legale Luis Sainz (già avvocato di Luna Rossa) e il direttore commerciale Scott McLeod (per anni gestore del circuito World Match Racing). Il capo della comunicazione è Will Ricketson, giovanotto di Providence, Rhode Island, ex capo ufficio stampa della federvela USA a Rio 2016.

La data del varo non è stata annunciata, ma si ritiene che possa essere molto vicina a quel 25 agosto ufficializzato da Luna Rossa. Nella guerra anche psicologica e di posizione tra i team, un varo prima della barca italiana non è da escludere.

INEOS UK TEAM (BEN ANSILIE) (Royal Yacht Squadron) - A Portsmouth Ben Ainslie ha fatto costruire un forte in stile quasi militare, inespugnabile e volutamente dimostrativo di potenza. La union Jack sventola ovunque, come l'odore dei soldi di INEOS e del suo magnate Jim Ratcliffe, paragonabile a un Abramovich o a un Bezos per intenderci. Quella inglese per la 36AC è la sfida in assoluto più ricca della storia dell'America's Cup. Anche senza scomodare le statistiche (il più ricco ha vinto quasi sempre), mettere insieme il talento e l'arguzia di Sir Ben con i soldi senza fine del discusso Ratcliffe (il ramo è quello chimico e petrolifero, senza andare troppo per il sottile, fautore della Brexit salvo trasferirsi a Montecarlo) rende l'idea di dove può arrivare il ventunesimo tentativo nella storia di rimettere a posto le cose, ovvero riportare la Auld Mug in Gran Bretagna. Non a caso il club sfidante è il Royal Yacht Squadron, terrazze sul Solent a Cowes...

Management ristretto all'osso, decide tutto Ben affiancato dal CEO australiano Grant Simmer, una sorta di monumento umano all'America's Cup (fatte 10, vinte 4), più due neozelandesi (guarda caso) a capo dei due settori chiave: Jono Macbeth (che si è portato con sè da BMW Oracle) per il Sailing Team, e Nick Holroyd (18 anni con Team New Zealand) Chief Designer, a capo del gruppo più numeroso della sfida, che comprende (ri-guarda caso) parecchi francesi, e un italiano di lusso come Giovanni Belgrano (anconetano, ex 470, ex Moro, ex Luna Rossa, ex Team New Zealand, già sviluppatore nei recenti progetti per la Volvo Ocean Race).

Dietro tutti questi cervelli scalpita un sailing team che a sua volta non può non ruotare attorno al capo supremo Ben Ainslie che dopo il record di medaglie olimpiche ambisce a entrare nella leggenda. In barca si porterà eccellenze come l'erede britannico nell'oro Finn, Giles Scott e lo spagnolo Xabi Fernandez (due medaglie olimpiche in 49er, tre giri del mondo, un breve trascorso con la divisa di Luna Rossa, marinaio e uomo straordinario), superclassici per tutte le stagioni come Joey Newton (altro compagno su BMW Oracle, una comparsata sulla Luna) e Iain Jensen (australiano, prodiere di Nathan Outteridge nelle medaglie 49er di Londra 2012 e Rio 2016), più una squadriglia di muscolosi grinder e manovratori chissà quanto consapevoli di ciò che si farà su un AC75.

Va detto però che proprio gli inglesi sono stati in assoluto i primi a navigare con un monoscafo attrezzato con braccia e foil come AC75, prima modificando un one design di otto metri, poi varando un AC75 in scala di 11 metri. Hanno scelto di scavallare l'inverno del Solent e allenarsi in Spagna, a Murcia.

Anche Ben si tiene segreta la data del varo, ma è chiaro che tutti i Big-4 sono sulla stessa timeline. Fine agosto, primi di settembre, massimo metà.

LUNA ROSSA PRADA PIRELLI (Circolo della Vela Sicilia) - Il quartier generale è Cagliari. Lo stesso dove era iniziata la sfida del 2015, finita poi col ritiro. Qui avviene tutto, studi e ricerche, uscite con i catamarani AC45 rifatti per test alle vele, preparazione, management, spirito di squadra. Qui - e la sfida italiana ha bruciato tutti con l'annuncio - avverrà il varo del primo AC75 di Luna Rossa il 25 agosto, dopo un avventuroso viaggio dalla pianura padana dove ha sede il Cantiere Persico.

La sesta sfida di Luna Rossa abbraccia in pieno il ritorno al principio di nazionalità: il team è larghissimamente italiano, e gli innesti internazionali sono perle preziose. Il leader, il patron, il papà di Luna Rossa è sempre lui, Patrizio Bertelli, anche con 20 anni in più. Meno energia e colpi di testa, più ragionamento. Meno irruenza, più deleghe chiave. Lui c'è sempre, ma non sarà la Luna Rossa di Bertelli, non saranno i Bertelly Boys. Si è visto già a Auckland, alla presentazione del concept AC75: un Patrizio Bertelli senza i soliti slanci, pago di aver portato a casa il monoscafo (salvo ritrovarselo più veloce, acrobatico e rivoluzionario dei catamarani ad ala rigida, ma questo è un altro discorso).

Con due saggezze storiche come Laurent Esquier e Matteo Plazzi "dirottate" sul COR, l'ufficio del Challenge of Record che deve tenere le fila dell'evento, i rapporti tra sfidanti e defender, i calendari, le regole, la comunicazione, i diritti, e così via, sarà soprattutto la Luna di Max Sirena. Il soldato diventato Generale, il romagnolo che ha vinto l'America's Cup, prima con Oracle e poi con Team New Zealand.

Il design team è guidato da due stranieri, il tedesco Martin Fischer, look da "Ritorno al Futuro", ex di Groupama a Bermuda 2017 dopo il ritiro di Luna Rossa, considerato un super-esperto dell'universo foil, affiancato dal brasiliano Horacio Carabelli, stesso percorso Luna Rossa-Groupama 2015-2017, precedenti con Artemis, ma soprattutto la vittoria alla Volvo Ocean Race 2008-9 con Torben Grael su Ericsson.

Tra loro e i velisti, confronto e decisioni condivise. Come quella di puntare tutto sul simulatore, molto reale, di un AC75, piuttosto che spendere soldi e tampo a costruire un muletto. Discorso valido fino al giugno scorso. Adesso il muletto, solo 7 metri, c'è e si chiama Quick & Dirty.

La squadra velica di Capt Max sorge sulla rivalità originaria tra Jimmy e Checco. James Spithill, il fuoriclasse, l'eterno enfant terrible, a 21 anni già timoniere di Coppa, tremendo istinto match racer, l'unico capace di vincere tre volte il mitico Trofeo Challenge Roberto Trombini contro i grandissimi della specialità, due Coppe vinte con Oracle, cavallo di ritorno su Luna Rossa dopo le alterne vicende di Valencia 2007, capelli rossi, lentiggini e forza gelida. Oppure Francesco Bruni, genio italico e fedeltà assoluta alla Luna (c'è da sempre, ha fatto persino il meteo-man al tattico titolare Torben Grael, oppure è salito sull'albero a Valencia, faccia a faccia con il fratello Ganga su +39 Challenge), unico velista italiano ad aver fatto tre Olimpiadi in tre classi diverse (Laser 1996, 49er 2000, Star 2004), sempre da protagonista ma col sogno-medaglia strozzato in gola. Fresco campione europeo Moth, a conferma che la classe di Mondello può tutto.

Le altre stelle del team, in attesa di capire chi salirà sull'AC75 e con quale ruolo, sono il sempreverde Vasco Vascotto, entrato dalla porta TP52 e mai più uscito perchè uno così è sempre meglio avercelo, 27 titoli mondiali di vela varia; Pietro Sibello, talento e testa, un velista completo che avrebbe meritato quella medaglia olimpica 2008, oggi è un elemento imprescindibile, in acqua e a terra; Gillo Nobili, con tre Coppe Americhe vinte è il più rispettato del team, e ha il ruolo di scandire i tempi di lavoro alla base; Francesco Mongelli, considerato uno dei migliori navigatori al mondo, avrà a che fare con l'elettronica di bordo.

Dalla New Generation arrivano altri nomi da tenere d'occhio: Ruggero Tita, da tre anni ai vertici del Nacra 17 olimpico, detentore di segreti sul foiling, vincitore di due europei, due mondiali, due velisti dell'anno FIV. Andrea Tesei, Jacopo Plazzi, Umberto Molineris (tutti ex 49er), Enrico Voltolini.

Presentazione-festa a Palermo, varo-festa prossimamente a Cagliari, e quindi ad aprile 2020 le primissime regate, altra festa in Sardegna. Luna Rossa è la barca più amata dagli italiani ed è logico che ispiri gioia e festa. Ma poi c'è anche il risveglio. Ed è lì che la festa, quella vera, deve continuare.

IL DEFENDER EMIRATES TEAM NEW ZEALAND (Royal New Zealand Yacht Squadron) - Il dream-team della vela eccolo qui. L'orgoglio del piccolo paese in mezzo al Pacifico, con quelle origini marinaie Maori. Tante sfide, tante vittorie, o sconfitte sempre onorevoli e di cuore, in Coppa o al giro del mondo. Il team dell'indimenticato Peter Blake e dell'ormai rinnegato Russell Coutts. Il team, anzi la casa - sempre e comunque - di Grant Dalton. Nelle cui rughe profonde si puo' leggere, anno per anno, la storia dello yachting kiwi e di come ha cambiato il mondo. Barche di plastica, ketch, prue a clipper, bompressi, vele alari, foil. Quasi tutto ciò che è stato inventato per mare e in Coppa viene da TNZ e da quella foglia argentea di felce. Nazione e team non possono prescindere l'uno dall'altra, e infatti i soldi si trovano sempre.

Oltre a Grant ETNZ ha un altro leader, poco visibile ma determinante: Matteo De Nora, newyorkese italo-svizzero, entrato nel giro del team da tifoso, a capo del gruppo dei Mates, miliardari che aiutarono TNZ a superare la scomparsa di Peter Blake e ripartire, nel 2000. Negli anni il suo carisma e il suo spirito, oltre all'amicizia con Dalton, lo hanno portato a essere il Team Principal, persino la sua ombra incute rispetto. Capace di reggere per tutti l'urto dell'umiliante rimonta USA da 1-8 a 9-8, con la Coppa 2013 alzata in faccia, e tornare quattro anni dopo per vendicarsi. Se aggiungiamo anche il Chairman del Board of Directors Sir Stephen Tindall (filantropo e business angel pluridecorato), diciamo che il management non fa certo difetto a ETNZ.

Progetto che uscirà da Guillame Verdier, design team coordinato da Dan Bernasconi, un cantiere creato nuovo di pacca appositamente per l'AC75 e che poi resterà sul mercato. Con tutto questo ben di Dio non stupisce più di tanto che proprio loro, i detentori della Coppa e creatori del concept dei foil sulle braccia, non siano ancora usciti in mare con muletti o simili surrogati. Basta e avanza il supersimulatore che del resto condividono con Luna Rossa.

Il team velico sembra il Real Madrid del calcio, con sette olimpionici di cui cinque medagliati: Peter Burling, Blair Tuke (due medaglie olimpiche insieme in 49er), Glen Ashby (altre medaglie olimpiche in Tornado), Andy Maloney (laserista in corsa per Tokyo 2020), Josh Junior (finnista settimo a Rio 2016)... e il coach Ray Davies, sei Coppe, una Whitbread e una Volvo vinte.

Il varo del primo AC75 di ETNZ (che probabilmente somiglierà molto a quello di Stars + Stripes che vedremo però a febbraio-marzo 2020) è atteso per fine agosto, primi di settembre. Non vi è venuta voglia di vederli finalmente tutti in acqua e poter fare il tifo per i vostri preferiti?

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