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Altus, sfida mancata "Con l'amaro in bocca"

36 America's Cup

Responsabilità editoriale Saily.it

Intervista esclusiva a Pasquale Cataldi sul ritiro di Altus Challenge, la sfida maltese. A poche ore dall'annuncio del ritiro della sfida, proprio Cataldi racconta in anteprima a Saily la sensazione che prova ad abbandonare in corsa una grande avventura

 

Nata conquistando l'interesse e la simpatia del mondo per essere la prima storica sfida di Malta, la piccolissima isola-stato, ha vissuto sulle montagne russe di una difficile America's Cup. Il trofeo sportivo più antico del mondo è da sempre un terreno di confronto tra titani, grandi personaggi, enormi risorse, sfide tecnologiche e personali. Da Malta ci hanno provato, anche grazie all'entusiasmo di un imprenditore italiano, Pasquale Cataldi. E oggi, a poche ore dall'annuncio del ritiro della sfida di Altus Challenge, proprio Cataldi racconta in anteprima a Saily la sensazione che prova ad abbandonare in corsa una grande avventura.

"Lasciamo con l'amaro in bocca, perchè Altus Challenge è nata forte e solida, con idee chiare e un progetto che era insieme sportivo, promozionale, innovativo e umano. Siamo stati più volte a un passo dal farcela, abbiamo lottato, ma alla fine ci siamo dovuti arrendere: il tempo a disposizione per definire uno o più partner è finito."

Quali sono stati i momenti chiave del vostro tentativo?

"Rimarremo legati all'entusiasmo e alle certezze con le quali abbiamo lanciato la sfida, con il Royal Malta Yacht Club, e con l'appoggio del governo maltese. Da subito siamo stati la sfida di un'intera nazione. Purtroppo è arrivata la prima grande disillusione quando è venuto meno proprio l'impegno del governo di Malta, decisivo per sostenere la crescita del team secondo i programmi. Eppure, quando abbiamo deciso di continuare come Altus Challenge, senza il nome Malta, pur avendo ovviamente sempre il guidone del RMYC, abbiamo continuato a lavorare per costruire la squadra. Fino all'ultimo ci abbiamo creduto. Ma una sfida all'America's Cup è una cosa seria, e quando il tempo non ti consente più di essere competitivo, è giusto fare un passo indietro."

Si è parlato molto del team che stavate mettendo in piedi, sono circolati nomi...

"Sono contento di aver avuto l'opportunità di avviare un percorso con alcuni dei più grandi nomi della vela e della Coppa America. Avremmo potuto annunciare il sailing team e le posizioni chiave, ma hanno prevalso la prudenza e la riservatezza, che in Coppa non sono mai troppe. Non farò nomi adesso, è una scelta seguita sin dall'inizio. L'unica persona che è stata ufficialmente al nostro fianco è Hamish Ross, personaggio noto e di grande spessore, che voglio ringraziare pubblicamente. La sua esperienza di Coppa America è stata il fulcro del nostro lavoro in questi mesi. E cresce l'amarezza di non averlo potuto portare avanti perchè non si è completato il budget attraverso alcuni sponsor con i quali eravamo in contatto. La marcia indietro di Malta ci ha tolto mesi preziosi, alla fine decisivi."

Siete stati sulla grande giostra dell'America's Cup, avete messo il naso nell'uscio di una competizione ambitissima e complicata. Cosa vi resterà di questa avventura?

"La voglia di riprovarci! L'America's Cup è una sfida immensa, che ti conquista. Resto orgoglioso del lavoro fatto, dalla presentazione della sfida agli ultimi tentativi. Siamo stati in Nuova Zelanda, abbiamo interagito con il defender e con il Challenger of record, con gli altri late-challenger. Abbiamo ragionato su aspetti logistici, costruttivi, di risorse umane. Abbiamo conosciuto personalità, competenze e serietà diverse, e di ciascuna abbiamo fatto tesoro. E' stato ed è evidente che questa sarà una Coppa America difficile, con barche estreme e sconosciute, con incognite e aspettative in eguale misura. Abbiamo avuto anche i nostri confronti serrati, ma abbiamo sempre avuto ragione quando si è arrivati all'Arbitration Panel, siamo stati capaci di farci rispettare, dentro e fuori. Tutto questo resterà, e sarà una base dalla quale un giorno, chissà, potremo ripartire."

Responsabilità editoriale di Saily.it