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Cominciamo a parlarne: che fine fanno le barche abbandonate?

INCHIESTA: LA ROTTAMAZIONE DELLE BARCHE IN VTR

Responsabilità editoriale Saily.it

UN PROGETTO SOSTENIBILE - Circa 75000 sono le barche abbandonate in giro per il mondo e circa 50000 sono le tonnellate di vetroresina lasciate ad inquinare terra e oceani. Costosa da smaltire, altamente inquinante. Abbiamo delle soluzioni e tra queste spicca rComposite, un materiale interamente riciclabile sviluppato da Northern-Light Composites. Non solo...

di Francesca Frazza

In un articolo, tempo fa, dicevamo che la vela non è uno sport campione quando si tratta di sostenibilità. Riprendendo una delle nostre frasi celebri: "Bello tutto, ma finché al mondo ci sono centinaia di migliaia di gommoni, bottigliette di plastica e barche costruite con materiali non riciclabili, della bottiglietta di alluminio che World Sailing mi da all'iscrizione me ne faccio gran poco." Plastica, carbonio, vetroresine, lasciamo dietro il nostro percorso ogni genere di rifiuti (avete mai visto una spiaggia dopo una regata?), ma non solo. C’è un grande punto interrogativo nel mondo della vela che ci ha incuriositi parecchio. Vi siete mai domandati dove finiscono le barche che rivendete? Ad oggi, purtroppo, l’abbandono delle barche è un fenomeno estremamente diffuso e sicuramente poco eco-friendly, se poi aggiungiamo che una percentuale di queste viene affondata in mare. Questo perchè le barche vengono costruite, in gran parte, con la vetroresina che è un materiale costoso da smaltire, quindi, quando una barca ha finito il suo corso e il rapporto riparazioni- prezzo diventa insostenibile, è più facile abbandonarla piuttosto che cercare di smaltirne i componenti. Pensate che anche un colosso di imbarcazione come Maiden, dopo la partecipazione alla Whitbread Round the World Race 1989-1990, era stato abbandonato alle Seychelles, prima che Tracy Edwards riuscisse a recuperarlo. 

Abbiamo cercato, con Fabio Bignolini e Andrea Paduano, che sono i fondatori di Northern-Light Composites, la startup nata nel 2019 con l'obiettivo di trovare soluzioni concrete in termini di sostenibilità, di sviscerare il problema e di cercare di capirne di più, anche alla luce del loro operato in termine di design e produzione di imbarcazioni sostenibili.

Con I dati alla mano, Bignolini spiega: “sono 75000, le imbarcazioni abbandonate, con oltre 50000 tonnellate di vetroresina.” Paduano segue, completando questi dati: “le imbarcazioni sono quasi tutte realizzate in vetroresina, un materiale che comunque non può essere riciclato, poichè è trattabile come inerte.” Spoiler, per chi a scuola non fosse proprio un drago in Scienze, un materiale inerte è un materiale che non subisce una trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. Non si dissolve, non brucia e non è biodegradabile. Chiusa la parentesi scientifica che sicuramente vi avrà portato non piacevoli ricordi dai banchi delle scuole superiori.

Continua Paduano: “come abbiamo visto, ci sono più di 75000 imbarcazioni che sono oltre la vita utile, delle quali, circa il 54% viene proprio abbandonato. La vetroresina non può essere riciclata e può essere utilizzata solo in maniera riempitiva, ad esempio come addizionale per altri materiali inerti, come cemento e asfalto. Sicuramente davanti al problema si chiudono gli occhi e si guarda dall’altra parte, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto economico. È più vantaggioso abbandonare le imbarcazioni, anziché tritare la vetroresina e usarla come materiale di scarto. Quando poi il posto per tenere le imbarcazioni non c'è più, allora molte volte si procede con l'affondamento.” 

Quanto costa, allora, smaltire questo materiale inerte? "Smaltire una barca tradizionale costa più di mille euro per metro lineare." Facendo due conti, anche se non siamo dei geni in matematica, se avete una barca di dieci metri tra le mani, smaltirla vi costerà all'incirca diecimila euro.

Le barche, una volta affondate, rimangono lì a riempire i mari e questo, va "sans dir" è un fenomeno non poco impattante per l'ambiente. Non è un materiale che si degrada con il passare degli anni ed è un materiale di cui, in questo esatto momento, non sappiamo nulla, soprattutto per quanto riguarda il suo fine-vita. "Similmente alla plastica, di cui c'era stato il boom iniziale, non ci si è posto il problema del futuro decorso di questi materiali e ora non sappiamo come smaltirli. Parlando di plastica, ora in mezzo agli oceani troviamo le microplastiche, tra trent'anni probabilmente troveremo le microvetroresine."

La domanda sorge lecita e quasi spontanea, quali sono le aree dove si abbandonano più imbarcazioni? Northern-Light Composites è andata oltre la produzione di barche completamente sostenibili, delle quali parleremo in seguito, e ha prodotto una mappatura di questo fenomeno. La mappa al momento mostra "solo" la zona di Monfalcone e del Friuli, ma è già nei piani della start-up di espandere la ricerca lungo le coste Italiane, per dimostrare quanto il problema sia grave. Si possono comunque fare delle stime, in Italia la situazione sembra essere più critica nella zona del Tirreno, se contiamo tutta l'Europa, nella zona del Mediterraneo specialmente, i paesi produttori di imbarcazioni sono Italia, Francia e Spagna e di conseguenza, i paesi dove ci sono più barche abbandonate.

Gli studi sul modo migliore per riciclare questo materiale inerte ci sono, ma come stiamo vedendo, gli svantaggi non mancano. Perchè allora, si continua ad utilizzare? "Intanto, fino a qualche anno fa, non esisteva una resina che potesse garantire di essere riciclata a fine vita. Tutti ora si stanno più o meno interessando a nuovi materiali da utilizzare, che vadano a sostituire la vetroresina. ", dice Bignolini. "Poi, il mercato è abbastanza tradizionale, è difficile inserirvisi, bisogna convincere i consumatori che una barca che può costare decine di migliaia di euro non è poi costruita con materiali che permettano di essere riutilizzati. Per fortuna la ricerca non si ferma e qualcosa, finalmente, si sta muovendo", continua Paduano. Aggiungiamo noi che riciclabile e sostenibile non significano necessariamente solubile o biodegradabile, quindi no, la vostra prossima barca eco-friendly non scomparirà come una saponetta in acqua e in più, farà bene al futuro dell'ambiente.

Ci sono delle soluzioni, ovviamente, per risolvere il problema sia a monte, che per provvedere ad uno sviluppo adeguato per il futuro. In Italia, ad oggi, ci sono delle startup che stanno lavorando e svolgendo ricerche per cercare il metodo migliore di smaltimento della vetroresina o del suo riciclaggio (che, magari, possa andare oltre il solo compito di materiale riempitivo, aggiungiamo noi).

Northern-Light Composites, dal canto suo, ha provveduto allo sviluppo della prima barca completamente sostenibile. "Abbiamo condotto molte ricerche in ambito di sostenibilità e riciclaggio e abbiamo sviluppato un nuovo materiale che si chiama rComposite, che ha la peculiarità di essere riciclato a fine vita e che ha dimostrato di avere proprietà simili alla vetroresina. In questo modo tutte le materie prime utilizzate all'inizio possono essere riutilizzate come materie prime secondarie. L'idea è stata quella di rivoluzionare il materiale in partenza, cambiando proprio i vari componenti del composito. Abbiamo utilizzato una resina termoplastica, che può essere sciolta [parlando banalmente] e separata dalle fibre. Le fibre di rinforzo, poi, possono essere riutilizzate come nuove." Non solo, Northern-Light Composites ha utilizzato anche materiali e fibre di origine naturale, tra le quali il lino, che tra le fibre naturali è il materiale che garantisce le proprietà migliori. Il costo di produzione è stimato intorno al 10% in più rispetto alla produzione di un'imbarcazione in vetroresina, ma è un divario minimo, se poi pensiamo ai costi di smaltimento di una barca tradizionale.

A Genova, meno di dieci giorni fa, la startup ha presentato il suo nuovo prodotto, l'EcoRacer 30 One Design e le EcoRacer Series, un circuito a tappe dedicato solo a queste imbarcazioni totalmente sostenibili. Parla Bignolini: "l'EcoRacer 30 One Design è la prima barca monotipo totalmente riciclabile mai prodotta al mondo. La barca è stata disegnata da Matteo Polli ed è pensata per le regate monotipo,è adatta anche a fare piccole competizioni offshoreed è competitiva anche in ORC." L'EcoRacer 30 One Design è stata presentata al Genova Blue District e verrà varata a giugno, sempre a Genova, durante il Gran Finale di The Ocean Race. "L'obiettivo è quello di lanciare, nel 2024, un circuito di regate [le EcoRacer Series] basato sulla sostenibilità.Ce ne sono di circuiti che si autoproclamano come sostenibili, ma in realtà le barche che partecipano sono imbarcazioni tradizionali in vetroresina, mentre il nostro si basa sulla parola sostenibilità fin dalle barche che poi vi prenderanno parte.Viene previsto un villaggio dove verranno presentate tutte le tecnologie sostenibili e ci saranno delle conferenze dedicate. Il circuito sarà organizzato da Luca Rizzotti e stiamo lavorando per la scelta delle location nel 2024."

Siamo riusciti a farci dare alcune indicazioni su queste location ancora segretissime e la possibilità è che le EcoRacer Series vengano corse nella zona del Tirreno e tra Spagna e Sardegna.

Ringraziamo Northern-Light Composites e i suoi due fondatori Fabio Bignolini e Andrea Capuano per averci aiutato ad iniziare a sviscerare un problema ben più profondo di quello che pensiamo e per aver sviluppato una tecnologia alternativa e, finalmente, davvero eco-friendly. L'inchiesta su abbandono e rottamazione delle barche continua, al prossimo episodio!

Responsabilità editoriale di Saily.it