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I portuali al lavoro nel 1964 in mostra al Ducale a Genova

Il racconto in trenta foto in bianco e nero di Lisetta Carmi

06 aprile, 20:34
(ANSA) - GENOVA, 06 APR - Trenta scatti in bianco e nero del lavoro nel porto di Genova nel 1964: chiatte, gru e uomini che scaricano merci a torso nudo, senza alcuna protezione se non stracci a coprire la testa e le spalle. Firmati da una donna, la fotografa Lisetta Carmi, che per poterle scattare si finse cugina di un portuale che la passava a prendere all'alba per permetterle di attraversare il varco o la portava, a bordo di una barca a remi, a scoprire lo scalo. Le immagini, contenute nella mostra "Il porto: una storia continua" a palazzo Ducale (chiude il 14/4), è inserita nella rassegna "Pci 100° - nel segno del lavoro" organizzata dalla Fondazione Diesse in collaborazione con il gruppo dell'Alleanza progressista dei socialisti & democratici al Parlamento Europeo, raccontano un porto diverso da quello di oggi, ma con l'uomo al centro. Nelle immagini di quello che è stato uno dei primi reportage sul mondo del lavoro in Italia, si vedono sacchi di merce, come fosfati, polvere bianca, e c'erano anche l'amianto e camalli in pantaloni corti che scaricano e caricano le navi. "Ancora oggi il porto parla di questi momenti storici, perché c'è ancora sul bilancio dell'Autorità di sistema portuale la voce "indennità mesotelioma" per chi in quegli anni ha lavorato sulle banchine" ricorda il presidente Paolo Emilio Signorini che, amianto a parte, ribadisce invece la continuità nella centralità del fattore umano negli scali. "Se guardiamo i grandi porti asiatici vediamo una realtà molto diversa, completamente automatizzata - dice -. La differenza in positivo è che probabilmente Genova è uno degli scali dove invece la centralità dell'uomo è ancora forte. La sfida è far sì che si contemperi con la competitività del porto". Camillo Bassi, che nel 1964 era responsabile porto del Pci, racconta che "era un momento difficile e duro perché c'era un attacco durissimo alla Compagnia unica" con l'Ilva (allora Italsider) che chiedeva l'autonomia funzionale per scaricare e caricare le merci. Antonio Benvenuti, il console della Compagnia, cerca il filo conduttore. "La storia continua, facciamo fatica ma andiamo avanti con la nostra organizzazione del lavoro. Sono entrato nel 1974 e ancora ci sono" dice e qualcuno in quegli scatti in bianco e nero se lo ricorda.

(ANSA).

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