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Mediterranea: navigando in Puglia, tra cultura e scienza

Lo scrittore Carnimeo, perché no moschea a Bari per accoglienza?

30 maggio, 16:17
Mediterranea: navigando in Puglia, tra cultura e scienza Mediterranea: navigando in Puglia, tra cultura e scienza

(ANSAmed) - Roma, 30 mag - L'arrivo oggi a Otranto dell'imbarcazione Mediterranea, ospite della Lega Navale, è occasione di un incontro-presentazione del Progetto Mediterranea, cui partecipano anche l'oceanografa Nadia Pinardi, il CMCC, la ricercatrice Priscilla Licandro dell'istituto inglese Sahfos, i ricercatori di Plastic Busters e il Professor Ferdinando Boero (Unisalento ISMAR-CNR) insieme a numerosi altri ricercatori e gestori di aree protette. Un momento dedicato alla scienza, dopo quello della cultura e della riflessione.

"Perché non costruiamo una moschea al posto della Fiera del Levante di Bari per dare un segnale di accoglienza e integrazione a chi ci guarda da est?": ha esordito così lo scrittore Nicolò Carnimeo, autore di "Com'è Profondo il mare" (Chiarelettere, 2014), intervenendo alla serata di presentazione di Progetto Mediterranea tenutasi a Bari al Circolo Nautico l'altro ieri, dove ha parlato insieme al collega scrittore Simone Perotti e a Cristina Fossi, ricercatrice dell'Università di Siena.

"Dobbiamo riscoprire l'accoglienza e lo slancio verso Oriente che ha fatto grande la nostra storica città" ha aggiunto Carnimeo, che ha intervistato Simone Perotti sul senso, le motivazioni e le ambizioni di Progetto Mediterranea e la professoressa Fossi su quello delle microplastiche.

Progetto Mediterranea ha intanto avviato l'attività in mare. Fossi e il suo gruppo di ricercatori di "Plastic Buster", il progetto di ricerca che va a caccia di microplastiche per studiarne incidenza, inquinanti ed effetti patogeni su fauna ittica e uomo, hanno prima preso campioni di muscolo, branchie e interiora di tre diverse specie di pesci, e poi hanno calato il retino "acchiappa frammenti", che ha immediatamente rivelato una sensibile presenza di microplastiche. "E' una vera emergenza" - ha spiegato la ricercatrice- "solo che oggi il problema è ancora più grave: una busta in acqua inquina, ma quello che non vediamo, i minuscoli frammenti in cui si riduce nel tempo quella busta, può generare effetti più tossici sugli organismi viventi. Potenzialmente, anche sull'uomo. Ed è quello che stiamo studiando". I campioni di pesce e reperti in superficie verranno analizzati a Siena, nei laboratori dell'Università, nelle prossime settimane. (ANSAmed)

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