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Porti: Bologna, Trieste deve puntare su suo hinterland

La crisi tra Francia e Turchia può danneggiare lo scalo triestino

12 novembre, 14:22

(ANSA) - TRIESTE, 11 NOV - Sul rapporto tra Trieste e la Cina "occorre uscire dall'ubriacatura della "via della seta". Trieste non deve dare ad essa un'importanza particolare, che invece deve riservare al suo hinterland, ossia Austria, Baviera, repubbliche Ceca e Slovacca. Perché se quest'area è in salute, produce, importa ed esporta, anche lo scalo triestino ne beneficia. Area, tra l'altro che ha delle ottime previsioni di crescita del Pil nel 2021". Lo ha detto oggi pomeriggio l'esperto di economia marittima e portuale, Sergio Bologna, in occasione dell'incontro, in videoconferenza, su "La pandemia da Covid-19: geopolitica ed economia del Mare. Quali i cambiamenti intervenuti/prevedibili sulla politica mondiale, sui traffici marittimi internazionali e locali, sulla logistica ed il mondo del lavoro?" organizzato dal Propeller club Port of Trieste.

Bologna ha parlato piuttosto di "una 'via dell'automotive' che parte dalla Germania, che investe Trieste e su cui occorre puntare". Sulla questione turca, Bologna ha ricordato gli esordi della linea ro-ro- tra il gigante asiatico e Trieste: "la linea nacque durante il conflitto nella ex Jugoslavia, per ovviare ai problemi derivanti dallo stesso al traffico su gomma e relativi all'attraversamento dei Balcani.

Oggi, ha spiegato lo studioso, "il rischio è che la crisi turco-greca nell'Egeo, ma anche quella con la Francia, possa arrecare dei grossi danni ai traffici marittimi tra la Turchia e l'Europa. Con possibili ripercussioni sui traffici triestini".

In controtendenza, quindi, con quanto affermato alcune settimane fa dal presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, che aveva affermato che la crisi in atto tra Turchia e Francia avrebbe favorito lo spostamento di alcune linee proprio su Trieste.

Sulla questione 'reshoring', ovvero lo spostamento di una parte significativa delle attività produttive, potrebbe riguardare anche il porto franco di Trieste, anche se per Bologna "sono già tante le aziende cinesi che scappano dalla Cina, soprattutto da alcune zone costiere dove il costo del lavoro è in forte aumento, in direzione, ad esempio del Pakistan. Certamente il porto franco di Trieste potrebbe ritagliarsi uno spazio ma se la zona franca sarebbe una novità per il nostro Paese non lo è per tante altre parti del mondo". (ANSA).

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