(di Federico Colosimo)
(ANSA) - ROMA, 11 MAR - Resilienza, fiducia, tempra, testa
sulle spalle, lavoro e consapevolezza. Sono le chiavi del
ritorno al successo di Matteo Manassero. Undici anni dopo
l'ultima volta, il 30enne veneto, oggi numero 1 del golf
italiano (ha scalato 199 posizioni), è tornato a esultare sul
massimo circuito europeo maschile grazie all'impresa in
Sudafrica nel Jonsson Workwear Open. "Indipendentemente da
quello che arriverà in futuro questa resterà sempre una pagina
unica per me. Ritorno a festeggiare con molta più consapevolezza
delle difficoltà che ci vogliono e che bisogna superare per
arrivare a godersi questi momenti", racconta Manassero in
un'intervista esclusiva all'ANSA, con pragmatismo e con una
soddisfazione molto più che misurata. "Tutti i momenti vissuti
in questi anni mi hanno fatto crescere tanto da ogni punto di
vista - dice - Questa è una vittoria non paragonabile a quella
del 2013 in Inghilterra nel BMW PGA Championship, ma stupenda.
Perché ora sono estremamente consapevole di tutto quello che ci
vuole per alzare al cielo un trofeo sul DP World Tour".
Le sensazioni, così come le emozioni, sono tantissime.
"Impossibile descriverle a parole, ma resteranno impresse nella
mia memoria per sempre - spiega - Adrenalina, suspence,
difficoltà, incertezze. Ho vissuto qualcosa di inspiegabile e
per questo ringrazio il golf in generale. Iniziando da
giovanissimo, ho avuto l'opportunità di vivere, nel bene e nel
male, tantissime esperienze in carriera. L'aspetto mentale ha
rappresentato l'unione dei puntini per la mia ricostruzione. La
mia mental coach, Alessandra Averna, ha ricoperto in questo
senso un ruolo importantissimo e con lei le persone che mi sono
state vicine aiutandomi a prendere scelte difficili ma utili per
ritornare a godermi questi momenti. Tra queste in primis c'è mia
moglie Francesca, che è al mio fianco dal 2016 e ha vissuto
Matteo Manassero in tutte le sfaccettature. A prescindere dai
momenti, lei c'è sempre stata. E questa è per ma la cosa più
importante. Perché adesso si parla di golf, di rinascita, ma poi
tra due-tre mesi ci si dimentica di tutto. L'aspetto più
importante è la solidità che una persona si costruisce e quello
lo si fa con le persone che ti sono vicine. Non voglio quindi
dimenticare il mio caddie, Job Sugranyes. E' stato con me anche
nei momenti meno esaltanti, per tre stagioni dal 2016 al 2018.
E' tornato quest'anno, dopo il mio rientro sul DP World Tour. E'
stato bellissimo celebrare il primo trofeo insieme. Ma voglio
ricordare anche tutto il resto del mio staff".
Una lezione di sport, tra compostezza e pacatezza. Nessun volo
pindarico, ma sguardo al presente, passo dopo passo, obiettivo
dopo obiettivo, buca dopo buca. Non vuole essere paragonato a
Jannik Sinner, Manassero. "Perché lui è un campione assoluto,
incredibile, dello sport. E' un esempio per me, per tutti direi.
Spero di rappresentare una spinta per la crescita del golf ma
sinceramente auspico di non essere valutato solo in base alla
posizione del ranking. E' chiaro che siamo misurati in base ai
risultati e per me è una grande soddisfazione essere ora il
numero 1 del golf italiano, ma è una cosa che bisogna
guadagnarsi, mai facile. Questa è l'unica consapevolezza che ho.
Mi hanno scritto in tanti indicandomi come un esempio. Tutto
questo mi fa molto piacere. No, non ho mai pensato di smettere,
ma chiaramente la sicurezza che un giorno sarei tornato a
vincere sul massimo circuito europeo maschile non ce l'ho mai
avuta. Ho dovuto lavorare sodo e questo è l'unico metodo che
conosco".
Da più giovane vincitore sul DP World Tour (all'epoca
European Tour), grazie all'exploit in Spagna arrivato all'età di
17 anni, 6 mesi e 5 giorni nel Castellò Masters, alle
affermazioni in Malesia, Singapore e Inghilterra. Una conquista,
quella del 2013 a Wentworth, che lo ha portato al 25/o posto nel
ranking mondiale. Dai trionfi alle cadute e ritorno. Manassero
resta concentrato sul prossimo obiettivo e ringrazia il
presidente della Federgolf, Franco Chimenti, "per essermi stato
sempre vicino, in qualsiasi momento. E' stato prima di tutto un
mio tifoso, da parte di un atleta sentirsi valorizzato dal
presidente di federazione è bello oltre che importante. Un
grazie anche al presidente del Coni, Giovanni Malagò, è stato un
onore ricevere i suoi complimenti. Spero di continuare a fare
bene, dopo aver partecipato a quelle di Rio de Janeiro nel 2016
ho capito quanto sia bello vivere un'Olimpiade. Partecipare in
Europa, a Parigi, lo sarebbe ancora di più. Ma il livello è
altissimo e il golf è uno sport imprevedibile, molto più di
altri. Poche previsioni, dunque, preferisco concentrarmi su
quello che è sotto il mio controllo".
Ora una settimana di riposo, poi Manassero tornerà in gara a
Singapore dal 21 al 24 marzo. Quindi, probabilmente, giocherà
l'Indian Open. "Davanti a me c'è tanto golf e di questo sono
entusiasta. Il mio primo obiettivo, quest'anno, era quello di
conservare la 'carta' per continuare a giocare sul DP World
Tour. Non faccio calcoli. E se mi chiedete un consiglio da dare
ai giovani, il mio è quello di concentrarsi il più possibile sul
processo di miglioramento, l'unica cosa che è davvero sotto il
controllo dell'atleta. Perché ci sono momenti in cui le cose
devono succedere e quelli sono il frutto di un lavoro svolto al
meglio nel tempo, anche attraverso le difficoltà". (ANSA).