L'Ue ha un nuovo target di riduzione delle emissioni al 2030: aumenta dall'attuale 40 al 55%, percentuale che terrà conto del contributo dell'assorbimento. Ma i leader europei, soprattutto quelli dell'Est Europa, vogliono discutere le regole, non solo i princìpi. Probabilmente in primavera, si riuniranno per dare "ulteriori orientamenti" alla Commissione, prima che presenti le proposte di riforma dell'Ets e il nuovo regolamento Effort Sharing, il prossimo giugno.
Insieme a un esplicito riferimento al gas come "tecnologia di transizione" (in un paragrafo che tra l’altro reitera l'autonomia degli Stati nella scelta del mix energetico) sono queste le novità nel testo delle conclusioni che hanno richiesto sedici ore di negoziato, anche se interrotto e ripreso molte volte per approvare altri punti all'ordine del giorno. Per il resto, i leader Ue hanno deciso che i contributi nazionali all'accordo di Parigi saranno modificati per riflettere il nuovo target per essere inviati all’Onu entro fine anno. Almeno il 30% del bilancio Ue e di Next Generation EU dovrà essere impegnato su questo obiettivo. I leader inoltre chiedono alla Commissione di presentare una proposta legislativa sui Green Bond al più tardi a giugno 2021 e ricordano la necessità di esplorare un meccanismo di aggiustamento (una tariffa) per tutelare le imprese di alcuni settori dalle importazioni di prodotti da paesi con politiche climatiche meno stringenti di quelle europee.
Si attende la reazione dell'Europarlamento. La legge sul clima, dove il target 2030 si inserisce, è attualmente all’esame del trilogo Commissione-Europarlamento-Consiglio. Nella posizione negoziale approvata dalla plenaria di ottobre, gli eurodeputati chiedevano un taglio delle emissioni al 60% con il solo sforzo di riduzione. Difficile che il 55% cambi, ma si vedrà già dalla prossima settimana se e quali margini esistono per una ipotesi del genere.
Più a lungo termine, sulla riforma dell'Ets, gli Stati sono interessati soprattutto al Fondo per la modernizzazione, con la Polonia che ha tenuto il punto sulla necessità di riequilibrare lo strumento creato per finanziare la transizione nei paesi dell’Europa centro-orientale. Le conclusioni riconoscono che gli squilibri dovrebbero essere affrontati. Più aggrovigliata sarà la la matassa dell’Effort Sharing, che al momento suddivide lo sforzo di riduzione tra paesi membri. Il ruolo che il Consiglio europeo si è ritagliato nelle conclusioni potrebbe incidere in modo significativo sul futuro assetto del sistema.
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