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Thierry Breton, le Big Tech dovranno rispettare ciò che è importante per l’Ue

Thierry Breton, le Big Tech dovranno rispettare ciò che è importante per l’Ue

Con le nuove norme previste anche sanzioni tra cui la separazione strutturale

01 dicembre 2020, 11:32

Redazione ANSA

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Breton, le Big Tech dovranno rispettare ciò che è importante per l’Ue © ANSA/EPA

Nel decennio digitale europeo le Big Tech dovranno cambiare pelle. Adattarsi alle norme Ue. Rispettare ciò che "è importante per noi". Come hanno fatto le banche dopo la crisi finanziaria del 2009. Il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, tiene il punto anche dopo l'elezione di Joe Biden e, in un’intervista all’ANSA e a un ristretto gruppo di media internazionali, traccia il quadro della rivoluzione normativa che la Commissione Ue è pronta ad attuare per le grandi piattaforme del web.

Il paragone con le banche è tra quelli che preferisce perché, sebbene possa sembrare azzardato, è "pedagogico, aiuta a capire il senso" del pacchetto di proposte che lui stesso firmerà il 9 dicembre. Due i pilastri: il Digital Services Act (Dsa), per contrastare i comportamenti dannosi dei colossi del web, e il Digital Markets Act (Dma), destinato a regolare la concorrenza.

"Non regolamentiamo tanto per regolamentare, abbiamo bisogno di organizzare la nuova dimensione in cui camminiamo e anche la pandemia ce lo sta ricordando", sottolinea il politico francese. Questo significa che, insieme alle nuove norme, i cosiddetti GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) dovranno aspettarsi anche sanzioni "credibili e proporzionate" nel caso di violazioni e di abuso di posizione dominante sul mercato. Da "multe" e "rimedi" fino alla "separazione strutturale" dei servizi "in circostanze estreme", se "continueranno a non fare quanto richiesto". Misura che segna una netta presa di posizione perché l'Ue potrebbe così colpire i colossi, smembrando, ad esempio, la grande quantità di dati accentrata nelle loro mani.  

Sanzioni a parte, la missione di Bruxelles è di creare condizioni eque e "chiarire ciò che è importante per noi", ha detto Breton. Per questo, nel Dsa si partirà dalla definizione di cosa significhi essere un 'gatekeeper'. Le piattaforme saranno valutate in base a criteri che comprendono il loro impatto sul mercato unico Ue, se la loro offerta di servizi è "inevitabile" per i piccoli attori dell'ecosistema e se uccidono la concorrenza. Tuttavia, il problema "non sta di per sé nella dimensione" di un'azienda e l'esecutivo non intende prendere di mira alcuna società specifica, ha chiarito il liberale. Nelle nuove norme alcuni elementi presenti nella direttiva dell’e-commerce del Duemila, che ormai ha fatto il suo tempo e verrà sostituita, come il principio del Paese d’origine, saranno comunque mantenuti.

Quello che succederà ai gatekeeper avrà i tratti di quanto sperimentato dalle grandi banche dopo il crack finanziario. "Così come ci siamo accorti che quelle banche troppo grandi per fallire potevano mettere a repentaglio l'economia e abbiamo chiesto più obblighi, oggi ci accorgiamo che ci sono piattaforme sistemiche che forse sono diventate troppo grandi per curarsi del loro impatto sulla società e la democrazia", sottolinea Breton. Una sfida destinata a creare tensioni nelle relazioni transatlantiche. In questi mesi, l'ex ad del gruppo tecnologico francese Atos si è confrontato con i diversi ceo, da Mark Zuckerberg a Sundar Pichai. L'impegno di Bruxelles a "rendere le cose fattibili e accettabili per tutti" c'è. Ma, ammette il commissario, "non tutti saranno contenti di dover cambiare alcune cose" e "investire per assicurare la conformità" alle regole. Fu lo stesso per le banche. Del resto, taglia corto, "questa è la vita".

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