L'ha stabilito la Corte di Strasburgo in due sentenze separate nei confronti di Mosca.
La prima sentenza riguarda la condanna per diffamazione del giornale Novaya Gazeta e della giornalista autrice dei due articoli pubblicati nel gennaio del 2005 in cui il padre di una delle vittime della tragedia del Kursk e il suo avvocato criticavano l'inchiesta condotta dalle autorità. I giudici di Strasburgo hanno stabilito, che i tribunali russi nel condannare il giornale e la giornalista, non hanno tenuto in conto il fatto che le opinioni espresse negli articoli erano di terze parti.
Nella seconda sentenza i giudici descrivono invece come "ingiustificata" la condanna penale del capo redattore di un mensile regionale per aver pubblicato nel 2004 le dichiarazioni di 2 leader ceceni che incolpavano le autorità russe del conflitto in Cecenia e criticavano duramente Mosca. Il giornalista fu condannato a 4 anni di libertà vigilata per incitamento all'odio. I togati di Strasburgo affermano che non solo le dichiarazioni dei leader non potevano essere considerate come incitamento all'odio e alla violenza, ma qualificano l'intero processo decisionale del tribunale russo come "estremamente deficiente" anche in considerazione della mancanza di qualsiasi valutazione approfondita del contenuto delle dichiarazioni pubblicate. (ANSA)
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