Se l'onda di Maidan spinge per il superamento dell'eredità sovietica ed un rinnovamento che inizi dai gangli dello Stato - e più in particolare dal ministero dell'Interno, polizia, servizi di intelligence e strutture giudiziarie - dall'altro lato c'è un sistema caratterizzato da un "mix tra corruzione e uso della legge per interessi discrezionali, molto radicato nelle istituzioni", spiega il capo della missione Euam, l'ungherese Kalman Mizsei. E sono proprio queste "resistenze", che alla prova dei fatti potrebbero rivelarsi una vera sfida per il lavoro degli esperti europei sul campo.
Come previsto dall'agenda dell'Accordo di associazione, Euam, con un mandato di due anni ed un budget di 13,1 milioni, è uno dei "vettori della politica dell'Unione in Ucraina", evidenzia il vicecapo dell'attività, il francese Hugues Fantou. E la filosofia della missione (che a regime sarà di 101 funzionari europei e 75 locali) "è quella di supportare le autorità contro la corruzione e nell'attuazione progressiva delle riforme".
Ma, sottolinea il capo operativo, il britannico Peter Appleby, "qui nessuno vuole calare modelli dall'alto. Gli ucraini sono i protagonisti: spetta a loro fissare esigenze, obiettivi, e tabelle di marcia. Il nostro ruolo è affiancarli nei ministeri con funzionari di alto livello, consigliarli, introducendo le buone pratiche europee".
I segnali politici ai vertici "sono positivi", lo dimostra il discorso "riformista" del presidente Petro Poroshenko della settimana scorsa alla Rada, focalizzato sul sistema giudiziario, e lo stesso Arseni Iatseniuk, riconfermato premier, va in quella direzione, segnala Mizsei, che si dice "ottimista".
Intanto oggi il presidente del gruppo dei socialisti europei, Gianni Pittella, è volato a Kiev, per incontrare Poroshenko, Iatseniuk, e lo 'speaker' del parlamento, Volodimir Groisman, mentre dopo la visita del commissario Ue all'Allargamento Johannes Hahn, nei prossimi giorni si attendono quelle del presidente dell'esecutivo Ue Jean Claude Juncker e dell'Alto rappresentante Federica Mogherini. Segnali positivi arrivano anche dai servizi segreti ucraini (Sbu) e dalle Guardie di frontiera.
"In passato il nostro palazzo è stato sede del Kgb e prima ancora della Gestapo - racconta il consigliere Markian Lubkivskyi -. La gente lo considera un luogo di sofferenza, ma con l'aiuto di Euam vogliamo riformarci ed entrare sotto la sfera di controllo delle istituzioni democratiche", è "l'ultima chance per cambiare", dice. "La nostra strada corre in direzione dell'Europa e indietro non si torna", afferma il vice capo delle Guardie di frontiera, il generale maggiore Vasyl Servatiuk, "pronto ad una piena collaborazione con Euam".
Ma sia Lubkivskyi che Servatiuk indicano come la loro sfida sia "duplice" perché dovranno fare questo sforzo per il rinnovamento mentre "l'aggressione" continua e la frontiera a sud est è una ferita aperta. "Nelle ultime due settimane abbiamo osservato un'escalation a Donetsk, con bombardamenti pesanti, un aumento di arrivi di armi pesanti ed un peggioramento della situazione umanitaria", spiega Michael Bociurkiw, portavoce della missione Osce in Ucraina. Intanto allo Sbu sono sempre più convinti che i ribelli di Donetsk e Lugansk stiano lavorando per espandersi e conquistare un corridoio verso la Crimea.
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