La riforma resa nota oggi e che sarà formalmente presentata tra due settimane a Ginevra prevede due parti. La prima, presentata da Ue, Cina, Canada, India, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Corea, Singapore, Islanda, Norvegia e Svizzera, riguarda il funzionamento dell'organo di appello, mentre la seconda, presentata da Ue, Cina e India, si occupa del meccanismo delle nomine dei suoi membri per aumentarne indipendenza e efficacia.
Gli elementi chiave prevedono tempi certi di massimo 90 giorni per gli appelli sulle dispute commerciali, l'esclusione dai procedimenti dell'interpretazione della legislazione nazionale e delle questioni non necessarie a risolvere i litigi, incontri annuali sui trend giurisprudenziali e, infine, nuove regole per la nomina dei membri dell'Organo. Si propone che questi passino da 7 a 9 e che svolgano la loro funzione a tempo pieno e per un periodo da 6 a 8 anni, contro i 4 anni rinnovabili di altri 4 attuali, con un'apertura automatica della procedura di selezione quando un posto è vacante e la possibilità per i membri uscenti di prolungare il loro mandato per portare a termine i casi già aperti. "La funzione di organo di appello del sistema di risoluzione delle dispute del Wto si sta muovendo verso il baratro", e senza di questa "il mondo perderebbe un sistema che ha assicurato la stabilità nel commercio globale per decenni", ha avvertito la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem, invitando "tutti gli stati membri ad assumersi le loro responsabilità in modo eguale, impegnandosi in buona fede nel processo di riforma".
Perché, spiega una fonte Ue, "serve l'impegno politico degli Usa, se questo c'è e c'è la volontà politica di negoziare dei Paesi è una questione che si può risolvere nell'arco di pochi mesi: sbloccare la situazione è il nostro obiettivo".
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