Così, il crollo della Schola Armaturarum divenne un richiamo alla responsabilità per l'Europa intera che stanziò fondi straordinari per salvare questa valle unica della storia dell'umanità. Il Progetto per la tutela e la valorizzazione dell'area archeologica di Pompei (Grande Progetto Pompei) è stato finanziato dalla Commissione Europea a partire dal 26 gennaio 2012 quale Grande Progetto Comunitario finanziato dalle risorse del Programma Operativo Interregionale Attrattori culturali, naturali e turismo FESR 2007-2013 (POiN) e in seguito dalle risorse del Programma Operativo Nazionale Cultura e Sviluppo FESR 2014-2020 (PON). L'importo complessivo - gestito con trasparenza e uno straordinario controllo da parte di una struttura costituita ad hoc per la parte degli appalti - era di 105 milioni di euro (cofinanziamento Ue: 75%, quota nazionale: 25%). Sono stati 76 gli interventi finanziati, di cui 69 conclusi.
"Siamo più che soddisfatti del lavoro finora realizzato a Pompei, grazie anche al sostegno dell'Unione Europea con il Grande progetto Pompei", è la valutazione di Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei. "Parliamo - spiega - di 37 domus restaurate e riaperte al pubblico negli ultimi due anni, di interi quartieri e reti viarie messe in sicurezza e restituite alla pubblica fruizione, di un'attività di monitoraggio costante del sito, di mostre per la prima volta portate all'interno dell'area archeologica" e quello che è stato conseguito "è il risultato anzitutto di un riuscito lavoro di squadra interdisciplinare, ma è anche espressione del buon funzionamento di una macchina amministrativa adeguata, che ha visto le istituzioni (tra cui l'Ue), unite a più livelli verso un obiettivo comune". Senza questa intesa, aggiunge il direttore del Parco, "non si sarebbe riusciti a gestire un patrimonio di così grande valore e in maniera così proporzionata alle esigenze, riuscendo a finalizzare gli interventi". Una attività di "salvaguardia e valorizzazione che è stata premiata dall'incremento dei visitatori che quest'anno hanno sfiorato i 3 milioni e 500 mila, con un 8% in più rispetto allo scorso anno. Un successo per gli scavi, ma con un'importante ricaduta sul territorio, che inevitabilmente beneficia della maggiore presenza di turisti, e dunque sul suo rilancio".
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