Serve più cooperazione tra la
Bei e le Regioni europee per l'attuazione del Piano Juncker, il
cui Fondo d'investimenti (Efsi) deve essere complementare ai
fondi Ue di cui già beneficiano le regioni. E' l'obiettivo del
Piano d'azione lanciato dalla stessa Bei e dal Comitato delle
Regioni, che mette al centro il ruolo di regioni e città nella
riuscita del Piano e della mobilitazione degli amministratori
locali per il successo dei nuovi strumenti finanziari che vedono
il passaggio dall'uso dei fondi europei come sussidi a prestiti
e garanzie con effetto moltiplicatore.
Il Comitato delle Regioni presenterà poi alla sessione
plenaria di aprile la sua opinione sul miglioramento della
governance del nuovo fondo. L'obiettivo ultimo è evitare che,
data l'assenza di quote regionali, per stati e per settori,
aumenti ancora il divario tra le regioni svantaggiate e quelle
più sviluppate.
"Agiremo come partner proattivi e coopereremo da vicino
per assicurare che città e regioni facciano il miglior e più
efficiente uso possibile dei fondi pubblici", ha garantito il
presidente della Bei Werner Hoyer, che ha messo in chiaro che il
Fondo d'investimenti sarà "complementare" ai fondi Ue e che i
progetti realizzati con questo "avranno luogo in aggiunta". Per
questo, ha aggiunto, "vogliamo cooperare molto più intensamente
con gli stati membri, le regioni, le banche promozionali e
nazionali e regionali e con gli investitori privati". Centrali
saranno i "160 programmi operativi delle regioni che la
Commissione ha già approvato", ha sottolineato il presidente del
Comitato delle Regioni Michel Lebrun: "questo è il lavoro di
complementarità" tra Piano Juncker e strategie regionali.
Esperti della Bei verranno quindi invitati a partecipare alle
commissioni di lavoro del Comitato delle regioni, verrà inoltre
migliorata la comunicazione sulle possibilità e l'expertise
offerte dalla Banca europea degli investimenti, con incontri e
forum sia a livello Ue che sul territorio.
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