Sul piano di investimenti, ieri i liberali avevano sparato un progetto da 700 miliardi. I socialisti oggi hanno rilanciato con quella che il capogruppO Gianni Pittella definisce "una terapia d'urto": una proposta da 800 miliardi in sei anni, basata sulla creazione di un fondo di investimento europeo con 100 miliardi di capitale versato dagli stati, contributo che secondo gli S&D "non deve essere calcolato nel deficit né nel debito" così come "le spese per investimenti concordati con la Commissione".
Pittella si dice "fiducioso" che ci saranno "aperture" anche da parte di Angela Merkel e dei rigoristi del Ppe. E sottolinea che "il piano di investimenti è la ragion d'essere" dell'appoggio alla Commissione, aprendo scenari di un lungo negoziato.
La presentazione dei giudizi sulle leggi di stabilità, che devono essere pubblicati entro il 30 novembre, resta invece soggetta alla definizione dell'agenda della Commissione, al momento ancora in fase di elaborazione. Per l'Italia Bruxelles sembra orientata ad un'apertura di credito, che le eviterebbe un richiamo pesante sul debito e la richiesta di nuovi sforzi. Ma vincolerebbe il via libera alla manovra alla garanzia che le riforme si faranno in tempi stretti. Si tratta di una decisione puramente politica, perché se la Commissione si attenesse alle regole in senso stretto - come ricordato da Juncker durante la presentazione delle previsioni economiche - all'Italia sarebbe riservato ben altro giudizio. A causa del debito molto elevato, e del rinvio del pareggio di bilancio al 2017, l'Italia non rispetta la regola del debito ed è a rischio di procedura per squilibri macroeconomici, che la costringerebbe a manovre correttive per abbattere lo stock sia nel 2014 che nel 2015. La Ue, però, ha già chiuso un occhio per il 2014, riconoscendo le 'circostanze eccezionali', cioè la recessione, invocate dall' Italia. E si avvia a concedere più tempo anche sul 2015, aspettando che le riforme diano i frutti sperati sulla crescita e quindi il debito cominci a calare grazie all'aumento del denominatore.
Il giudizio sull'Italia dipende però anche dall'equilibrio che la Commissione riuscirà a trovare con quelli degli altri Paesi con problemi di conti pubblici come Francia e Belgio. E' una partita delicata dove la Commissione dovrà pesare ogni parola, perché nessun commissario accetterà 'eccezioni' valide solo per qualcuno.
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