E' quanto emerge da un rapporto della Commissione Ue, secondo cui nel 2012 in media il gap Ue tra incassi effettivi e previsti dell'Iva è del 16%, pari a una perdita complessiva in Europa di 177 miliardi.
Il divario dell'Iva rappresenta la differenza tra le entrate Iva previste e l'Iva poi effettivamente riscossa. Secondo lo studio di Bruxelles il non rispetto delle regole è all'origine di gran parte del gap, che però non è riconducibile alle sole frodi. Ci sono anche altri fattori, tra cui fallimenti e insolvenze, errori statistici, pagamenti in ritardo ed elusione.
Nel 2012 maglia nera per il gap tra Iva prevista e riscossa è andato alla Romania (44%), seguita da Slovacchia (39%) e Lituania (36%). Al quarto posto la Lettonia (34%), subito seguita dall'Italia con il 33% insieme alla Grecia. Primi della classe con il gap minore invece sono stati Olanda e Finlandia (entrambe 5%), e Lussemburgo (6%). Tra il 2011 e il 2012 in 11 stati membri si è osservato un miglioramento e in 15 un peggioramento, Italia inclusa (passata dal 32% al 33%). La Grecia è il paese che ha registrato il miglioramento più significativo tra il 2011, scendendo dal 38% al 33%.
"I dati pubblicati oggi indicano che occorre fare molto di più, gli Stati membri non possono permettersi perdite di entrate di questa portata e devono rafforzare la propria azione adottando misure decisive per recuperare il denaro pubblico", ha dichiarato il commissario Ue alla fiscalità Algirdas Semeta. La Commissione, ha ricordato, continua a sostenere una "riforma fondamentale del sistema dell'Iva" con l'obiettivo di renderlo più efficace e meno soggetto a frodi.
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