A meno di una settimana di
distanza dal vertice dei leader dei 28, l'Unione europea è
ancora a caccia di un accordo 'last minute' sul pacchetto
clima-energia per il 2030. In questa fase "ci sono nodi da
sciogliere legati a singoli Stati membri" riferiscono fonti
comunitarie cautamente ottimiste sulla chance di riuscire ad
adottare la strategia per il 2030 alla scadenza prevista, cioè
il prossimo vertice Ue del 23 e 24 ottobre.
A tenere banco nel complicato puzzle dei 28 non è più tanto
il dibattito sul target di riduzione del 40% della CO2 e sulla
ripartizione dei costi per arrivarci, soprattutto tramite il
mercato Ue delle emissioni (Ets) e meccanismi di "solidarietà"
alla base dei futuri 'aiuti' destinati alla recalcitrante
Polonia e al suo gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia
e Ungheria). I punti ancora in sospeso sono altri: nella bozza
di conclusioni compaiono un target "vincolante" a livello Ue di
"almeno il 27%" di consumo di energia da rinnovabili, che
oscilla in una forchetta fino al 30%, più un target "indicativo"
di un aumento del 30% dell'efficienza energetica, su cui
l'accordo ancora non c'è. Complice la crisi ucraina, a questo si
è aggiunto un 'nuovo' target: quello delle interconnessioni
della rete elettrica rispetto alla produzione installata. Il
Portogallo preme per la realizzazione del 15% per il 2030,
sparito però dall'ultima bozza di conclusioni, che parla solo
della necessità di prendere "misure urgenti" per raggiungere il
10% già fissato. Per realizzare un vero mercato unico
dell'energia, i collegamenti indicati come prioritari sono in
compenso quelli con i Paesi baltici e con la penisola iberica,
con la necessità di finanziare subito eventuali nuovi progetti
per raggiungerlo.
A fare il punto sul "miglior modo di agire" in questa
direzione sarà la Commissione europea prima del vertice Ue di
marzo 2015. L'ultima novità nella bozza di conclusioni dopo gli
ultimi stress test è un nutrito paragrafo dedicato al gas, in
cui i 28 concordano sulla realizzazione di "progetti critici" di
interesse comune, a partire dal corridoio Nord-Sud, task force
di tecnici su specifiche interconnessioni, miglioramenti della
capacità di stoccaggio.
Il pacchetto clima-energia sostanzialmente serve a dare
chiare indicazioni sulla futura rotta degli investimenti, ma
anche a mantenere una credibilità a livello internazionale. L'Ue
non può presentarsi a mani vuote alla prossima conferenza Onu di
Lima, a dicembre. In ballo c'è il successo dell'appuntamento di
Parigi del 2015, da cui dovrebbe nascere il nuovo accordo
globale taglia CO2. Fervono quindi i negoziati dietro le quinte
degli sherpa dei 28 capi di Stato e di governo, ciascuno con la
propria lista di proprità. Di certo un rinvio sarebbe ricco di
incognite. L'agenda del summit Ue di dicembre è già piena a
sufficienza con le politiche economiche e a presiedere la
riunione sarà il nuovo presidente del Consiglio europeo: il
polacco Donald Tusk. (ANSA)
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