BRUXELLES - "La politica di coesione deve continuare a coprire tutte le regioni europee" anche dopo il 2020, quando il bilancio Ue dovrà fare i conti con possibili tagli dovuti alla Brexit. Questo il messaggio principale portato in Lussemburgo dalla commissaria europea alla politica regionale, Corina Cretu, che ha trovato "quasi il pieno consenso" dei ministri dei 28 stati membri riuniti per un Consiglio sul tema. Cretu ha presentato ai rappresentanti dei governi le migliaia di adesioni raccolte in pochi mesi dall'Alleanza europea in difesa della coesione, promossa dal Comitato Ue delle Regioni, ma ha anche ribadito la necessità di modernizzare e semplificare le norme dei fondi strutturali. La commissaria ha poi "sottolineato" che il Pil pro capite "non è più sufficiente" per definire le allocazioni destinate ai territori: andrebbero considerati anche altri fattori che meglio fotografano le specificità regionali, come la disoccupazione o la povertà. Un discorso che non ha entusiasmato i ministri, fra cui c'è il "consenso" nell'usare ancora il Pil pro capite come indicatore principale, come ha spiegato a nome della presidenza di turno il vice premier della Bulgaria, Tomislav Donchev.
Quello di oggi è stato l'ultimo incontro di alto livello dedicato alla coesione prima che il 2 maggio l'esecutivo comunitario presenti la sua proposta sul bilancio pluriennale dell'Unione post 2020.
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