Il lussemburghese aveva chiesto agli Stati di indicare entro il 31 luglio i loro commissari e il suo appello è stato raccolto da tutti, tranne che da sei Stati: Italia, Belgio, Olanda, Portogallo, Slovenia e Romania. Il premier Matteo Renzi ha fatto capire che non designerà alcun candidato, perché la partita sulla Mogherini al posto di Alto rappresentante della politica estera (che è anche vicepresidente della Commissione) è sempre aperta. Complicata, però, sia dai continui commenti sulla sua presunta inesperienza (il Guardian pubblica un appello firmato da diversi ex ministri europei perché si scelga qualcuno di lunga esperienza), sia dalle opinioni di chi la vede troppo vicina alla Russia. Lo stesso Juncker, in un'intervista, rileva come l'Italia sconti l'amicizia di Berlusconi e Putin, e anche se oggi le cose sono cambiate "bisogna tenere in considerazione il trauma dei Paesi dell'Est" dopo la crisi in Ucraina.
Anche l'Olanda non ha indicato nessuno, forse per ragioni simili all'Italia. Primo: il premier Rutte, scrive oggi la stampa locale, è sempre in pista per il posto di presidente del Consiglio europeo. Anzi, "se dipendesse dalla Merkel lo sarebbe già", scrive il Volkskrant. Secondo: è sempre in piedi anche l'ipotesi che il ministro dell'Economia Jeroen Dijsselbloem, attuale presidente dell'Eurogruppo benvoluto dalla Merkel, vada a fare il nuovo Olli Rehn in Commissione. Perché nonostante Moscovici voglia quel posto, quasi nessuno, più a Nord di Parigi, vuole davvero consegnare la responsabilità della vigilanza sui conti pubblici a un Paese che si appresta a chiedere il terzo rinvio sul taglio del deficit. Un'ipotesi allo studio sarebbe quindi scorporare il portafoglio economico, dando a Moscovici la competenza su crescita e sviluppo e a un altro quella sull'applicazione della disciplina di bilancio.
C'è poi sempre il problema dell'equilibrio di genere. Juncker per ora ha solo due donne: la ceca Vera Jourova e la bulgara Kristalina Georgieva.
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