Ad organizzare il momento di confronto, anche per presentare il progetto dopo due anni di sperimentazione in campo e tre anni di attività, la Rete di imprese "Luppolo Made in Italy" (al momento sono 12) con sede a Città di Castello e presieduta da Stefano Fancelli. Occupare in Italia, a regime, dal 3,5 all'8% del mercato globale, con 5 mila ettari coltivati e oltre 300 milioni di euro di valore: questo l'obiettivo della filiera "per arrivare a coltivare luppolo italiano per una birra totalmente italiana o luppolo italiano per chi vorrà dare italianità alle sue birre" come ha spiegato Fancelli.
Filiera quindi con il cuore in Umbria, e in particolare nell'Altotevere anche per legame con la coltura tabacco con le sue affinità nel post raccolta grazie a macchinari comuni. "Un territorio ideale - è stato detto - per costruire un grande distretto di produzione biologica di luppolo e una filiera moderna, competitiva e di grande qualità".
L'Umbria quindi si candida a rappresentare un punto di riferimento a livello nazionale, in termini di ricerca, produzione, trasformazione e commercializzazione del luppolo, con la Rete e filiera sostenute dalla Regione, grazie al Piano di sviluppo rurale, come ha ricordato Morroni. "Parliamo - ha detto - di un prodotto agricolo dal valore aggiunto elevato e in Umbria ci sono le fondamenta necessarie per gli sviluppi di questa filiera e dobbiamo abbracciare con convinzione questa prospettiva".
Vede con questa filiera "enormi potenzialità" e "alte opportunità" per il settore agricolo il sottosegretario L'Abbate che ha poi ricordato l'istituzione di un tavolo ministeriale e "l'importanza strategica" della filiera anche per territori marginali e riconversioni.
A dare solidità scientifica al progetto - è stato infine spiegato - ci sono sia il Cerb (Centro di eccellenza di ricerca sulla birra) dell'Università di Perugia, che coordina quindi le attività di ricerca e innovazione, sia il Cnr Ibbr, un istituto specializzato nella genetica che è riuscito a recuperare solo nel territorio umbro ben 40 ecotipi di luppolo autoctoni. Su queste basi 'Luppolo Made in Italy' sta lavorando per la creazione di nuove varietà a base genetica italiana per un prodotto di eccellenza e di altissima qualità. Un progetto di ricerca, hanno spiegato i referenti, "in cui è centrale il tema dell'innovazione e della sostenibilità economica, sociale e ambientale".
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