"Il sistema alimentare - spiega Rockstrom - è uno dei maggiori produttori di emissioni ma anche la causa principale di perdita di biodiversità, il principale fattore di una crescente frequenza di future epidemie, pandemie, il principale consumatore di acqua dolce, la maggiore causa dell'inquinamento da protossido di azoto e del cambio di destinazione d'uso del suolo nel mondo. Se vogliamo un sistema naturale che continui a fare da importante deposito di carbonio dobbiamo gestire la natura in modo sostenibile e l'agricoltura è il primo ambito in cui riuscire in questo intento", aggiunge, sottolineando che "per avere un futuro più sano e resiliente bisogna investire in cibo sano e sostenibile".
A questo proposito Rockström invita a utilizzare sempre di più i terreni agricoli già esistenti. "Abbiamo trasformato il 50% della superficie emersa - ricorda - ed è giunto il momento di una intensificazione sostenibile attuata in modo intelligente per riuscire a fornire cibo crescente a una popolazione crescente, anche eliminando sussidi che incentivano sistemi produttivi non sostenibili reindirizzandoli per far sì che i contadini siano il più possibile veri guardiani del paesaggio".
Quanto al ruolo dell'Unione Europea lo studioso plaude al percorso intrapreso per il clima e la sostenibilità, ma si dice "preoccupato dal fatto che sia quasi l'unica leadership al mondo per quanto riguarda il clima, che sia sola così in prima linea nel tentativo di allineare le proprie politiche con la scienza".
Per Rockström, infine, bisogna passare dalla "retorica a investimenti e azioni reali. C'è ancora molto da dimostrare ed è molto importante l'interfaccia fra scienza, politica e aziende".
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