Arriva Ahongbonon, il "Basaglia nero"

Ha liberato dalla catene migliaia di "matti" africani

Redazione ANSA MILANO

(di Michela Nana) (ANSA) - MILANO, 21 AGO - Da oltre 30 anni libera i "matti" africani dalle catene che - letteralmente - li imprigionano nei villaggi in cui vivono. Grégoire Ahongbonon, considerato il 'Basaglia nero' per il suo impegno nel restituire dignità ai malati mentali d'Africa, arriva ad Expo ospite del padiglione Kip, International School delle Nazioni Unite. Lo ha invitato l'associazione di Trieste "Marco Cavallo", che trae il suo nome dalla omonima statua creata da Vittorio Basaglia (cugino di Franco) divenuta simbolo della lotta contro la malattia mentale. Domani Ahongbonon, 62 anni, originario del Benin, incontra il pubblico di Expo semplicemente per raccontare la sua storia.

Nato nel 1953 da una famiglia di contadini del Benin, Gregoire da anni vive in auto e gira l'Africa insieme alla famiglia, "per dare libertà ai malati mentali". In Africa sono "i dimenticati fra i dimenticati", costretti in ceppi oppure incatenati perché "posseduti dal maligno". La vita di Ahongbonon è stata segnata da un momento di svolta: sull'orlo del suicidio dopo insuccessi economici e personali ha trovato consolazione nella fede. Toccato profondamente dalla frase "Ogni cristiano deve posare una pietra per costruire la Chiesa" ha iniziato un giorno a guardare con occhi nuovi un uomo che vagava nudo per la città. Lo ha avvicinato, gli parlato e ha capito che era un malato mentale. Da quell'incontro ha deciso di occuparsi dei malati psichici. Emarginati dalla società, in Africa i malati psichici vengono spesso immobilizzati agli alberi con pesanti catene e lì lasciati morire nell'indifferenza generale. Chi è libero diventa una specie di errante, solo e lasciato a se stesso. Nessuno lo tocca per paura di essere contagiato dalla pazzia. Il 'Basaglia nero' ha iniziato a rompere - letteralmente - le catene, e a raccoglierli dalle strade, insieme a persone affette da altri problemi, come ad esempio l'epilessia. A Bouakè, in Costa d'Avorio, Ahongbonon ha avviato un gruppo di preghiera che nel giro di alcuni anni è diventato una associazione, la Saint Camille de Lellis, con uno spazio all' interno dell'ospedale dedicato all'accoglienza dei malati.

Parlando con le famiglie e negoziando con i capi dei villaggi, Grégoire ha potuto recuperare la maggior parte di questi malati, li ha portati a essere consultati da psichiatri ed ha assicurato loro un luogo di vita più degno appena si sono ristabiliti. Coloro che sono guariti hanno imparato un lavoro, sono tornati attivi e in molti casi sono diventati il personale per curare altri malati mentali. Altri sono tornati nei loro villaggi, ma non più incatenati. Sono stati riaccolti in famiglia e hanno ripreso una vita sociale. Secondo Kip, l'International School dell'Onu, nel 2010 più di 20 mila persone hanno approfittato dei servizi di alloggio offerti dai centri fondati da Grégoire Ahongbonon.(ANSA).

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